Afro Women Poetry Le parole delle donne africane

Afro Women Poetry Le parole delle donne africane

Tre anni fa Antonella Sinopoli, giornalista da anni impegnata in Africa e vicina alle tematiche femminili crea un progetto per l’internazionalizzazione della poesia femminile dell’Africa subsahariana

Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne una delle violazioni dei diritti umani più diffusa al mondo.
Il contrasto alla violenza di genere è un processo difficile. La cultura patriarcale è fortemente radicata in tutte le società e culture e questo comporta spesso una mancanza di consapevolezza, da parte delle vittime, delle forme di violenza a cui sono sottoposte.
Negli ultimi anni, c’è da riconoscerlo, anche grazie ai social network che hanno dato alle donne uno spazio molto accessibile per il confronto, si sono fatti degli importanti passi in avanti. Molte, moltissime donne in tutto il mondo, incoraggiate da una rete costituita da altre donne, virtuale e off line, hanno iniziato a riflettere e a reagire. Si sono moltiplicati i messaggi e le campagne di empowerment femminile sui media, sono stati attivati dei servizi dedicati alle vittime di violenza di genere e si sono creati degli spazi in cui è stato possibile esprimersi, raccontare la propria storia e la propria condizione di donna contemporanea come esempio e, spesso, come supporto a tutte le altre.
Intervistiamo Antonella Sinopoli, giornalista che si occupa da molti anni di Africa e ideatrice del progetto Afro Women Poetry, che ha come obiettivo quello di dare voce alle donne dell’Africa subsahariana tramite uno dei mezzi espressivi più potenti e affascinanti: la poesia.
Come, con quale finalità nasce Afro Women Poetry e a chi è rivolto?
Il progetto Afro Women Poetry nasce all’incirca tre anni fa e ha come obiettivo quello di dare un contributo alla internazionalizzazione della poesia femminile africana e dare voce alle donne africane attraverso la poesia affinché, tramite le loro parole, si possa comprendere meglio quali sono i problemi e le questioni più importanti che le riguardano: le loro lotte, le loro iniziative, le loro speranze, le loro vite. Abbiamo incontrato poetesse di 4 Paesi, il Ghana, il Togo, la Costa d’Avorio e l’Uganda, due anglofoni e due francofoni. Afro Women Poetry ci ha permesso di aprire una finestra sulla poetica femminile dell’Africa Subsahariana tramite la voce di interpreti di poetry slam e spoken words. Oltre alle poete infatti, incontriamo molte donne che fanno improvvisazione poetica, che lavorano su testi che hanno a che fare più con l’espressione e con l’interpretazione dal vivo che con la parola scritta.
L’editore di questo progetto è Voci Globali una testa giornalistica on line che, ormai da dieci anni, si occupa di diritti umani, giustizia sociale, ambiente e società con uno sguardo particolare rivolto al continente africano. Voci Globali è anche associazione di promozione sociale.
Altro obiettivo fondamentale del progetto è quello di dare un contributo al superamento degli stereotipi sull’Africa e sugli africani in particolare sulle donne africane di cui si ha spesso l’idea di “donne vittime” di conflitti, povertà, di marginalità sociale. In realtà noi abbiamo incontrato, e continuiamo ad incontrare, donne multiformi nell’aspetto e nel ruolo sociale. Abbiamo incontrato accademiche, attiviste dei diritti umani e delle persone LGBT,

Antonella Sinopoli, ideatrice del progetto Afro Women Poetry

insegnanti, scrittrici, politiche, donne occupate all’interno di istituzioni, all’interno delle scuole e delle università che nella forma poetica raccontano spaccati di problematiche della vita quotidiana e dei contesti in cui vivono.
Quali sono le tematiche più ricorrenti nelle poesie?
Le tematiche affrontate sono molte e spaziano da quelle più personali a quelle più sociali. Ad esempio, la tematica della sessualità, anche gay, ed è molto bello che oggi ci sia questa libertà nel parlarne. U

n’altra è la violenza domestica che, nella maggior parte dei casi, nei Paesi africani viene nascosta; adesso c’è una tendenza a denunciare però, in generale, si ritiene che vicende di questo tipo debbano rimanere rinchiuse tra le mura domestiche (come in Italia, del resto. Ndr). Queste donne invece portano a galla il problema in maniera dirompente e se ne parla tantissimo nelle poesie, così come anche della “cultura dello stupro”.
Un tema ricorrente è il colonialismo: i danni che ha prodotto anche dal punto di vista mentale, la difficoltà di operare la cosiddetta decolonizzazione della mente, della cultura. Tra le poete ci sono anche molte femministe, quindi viene spesso affrontato il ruolo della donna nella società africana contemporanea.
Fondamentale è anche il rapporto con l’ambiente e“l’africanità”. La donna africana nella sua bellezza naturale che si riappropria del suo aspetto. Per anni le donne africane si sono sentite obbligate o spinte da condizionamenti mentali a copiare dalla cultura dominante anche i modelli di bellezza, considerando il bianco -quindi la cultura occidentale- come riferimento anche nei suoi aspetti esteriori, estetici. In queste donne c’è la volontà di farsi portatrici della propria cultura, di riguadagnarla, anche attraverso l’aspetto estetico, rivalutando e valorizzando propria immagine, ad esempio prendendosi cura e non rinunciando ai propri capelli Afro.
Come si articola il progetto?
Al momento abbiamo raccolto 167 poesie in quattro Paesi e abbiamo incontrato 43 poete. In pratica, andiamo in questi Paesi, incontriamo le poete -ovviamente una rappresentanza, perché poi, quello di cui mi sono accorta, è che il mondo poetico femminile dell’Africa Subsahariana è veramente molto ricco, molto variegato e quindi si sceglie una rappresentanza per il Paese- entriamo in empatia con loro, cercando di creare un rapporto di amicizia che talvolta continua anche a distanza. Scegliamo tre, massimo quattro poesie per ogni poeta, le filmiamo mentre le interpretano e carichiamo il lavoro sul sito. Le poesie vengono poi tradotte in italiano da traduttrici professioniste. Quello della traduzione è un aspetto molto importante. Io faccio da tramite in quanto, vivendo in Africa da tanti anni e conoscendo personalmente le poetesse, riesco ad avere un occhio “interno” in merito all’interpretazione di alcuni termini e di alcune tematiche. Una parte del sito poi è dedicato alle guests, le ospiti: poetesse di grande spessore sempre di Paesi subsahariani. Le intervistiamo per un approfondimento sul loro lavoro, sulla loro arte, sulla loro persona. Il sito è in italiano, in inglese e in francese. I video sono nella lingua ufficiale del Paese di provenienza della poeta e poi vengono tradotti e sottotitolati.
Tutto il materiale è disponibile sul sito , sulla pagina YouTube, su Instagram e su Facebook .
Le poete come accolgono il progetto?
Dipende dalle persone. Ci può essere una diffidenza iniziale, si domandano il perché del nostro interesse, ma si verifica raramente e dura pochissimo. Forse perché vivendo in un paese africano loro sentono il mio forte interesse per l’approfondimento di temi che interessano questo continente e sono vicina alle tematiche femminili. Di solito, dunque, sono sempre contente e fiere di diffondere e condividere la loro arte.
Il futuro di Afro Women Poetry..
Avevamo intenzione di andare in Sudan, avevo già preso contatti con delle poete da incontrare, però con la pandemia non è stato più possibile. Abbiamo in programma ancora viaggi per recuperare il tempo perduto e nel frattempo andiamo avanti con i progetti: abbiamo fatto una serie di eventi a Bologna, a Padova e in alcuni Paesi africani anche in partnership.

 

Antonella Sinopoli durante una pausa dalle riprese, con Carolyne Afroetry, poeta ugandese

Creare uno “spazio” femminile che faccia da cassa di risonanza alle voci delle donne, oggi, è necessario. La forma poetica delle testimonianze poi, rende questo progetto unico. Perché la poesia?
La poesia è un mezzo libero, nello spazio poetico le persone non si sentono giudicate. Parlano a sé stesse ma al contempo si rivolgono al mondo intero. E poi le culture africane sono da sempre legate all’oralità, che ha un’espressività maggiore del testo scritto ecco perché forme metriche come lo slam e lo spoken words sono molto utilizzate: sono immediate, tengono conto di quello che si prova recitando in quel momento dando spazio all’improvvisazione. Facendo poesia ci si sente libere. Moltiplicare le voci femminili è un dovere che abbiamo come società. Il lavoro di Antonella Sinopoli si inserisce perfettamente nel contesto di show and share che, nonostante i tanti aspetti ancora da limare, nel campo del femminismo e dell’empowement femminile, si sta facendo portavoce di una nuova forma di condivisione di valori e di lotta alla violenza di genere a livello internazionale, mettendo in primo piano donne al passo con i tempi, sempre più autonome, consapevoli, libere di esprimere i loro pensieri e reclamare i loro diritti.

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Silvia Altieri