La voce delle donne rom

La voce delle donne rom

IntesectVoice e DiscriKamira, due progetti per combattere la discriminazione intersezionale.

La discriminazione intersezionale è caratteristica delle donne appartenenti alle minoranze. Ancora sconosciuta e poco applicata a livello legislativo, è proprio grazie quest’ultime che si muovono i primi passi verso il cambiamento.

Quando si parla di discriminazioni, molto spesso, si fa erroneamente riferimento a dei frame discriminatori isolati, ad esempio quello di genere, quello religioso o quello razziale, tralasciando situazioni in cui tali frame coesistono portando a forme discriminatorie che rendono un soggetto doppiamente vulnerabile.

Questo fenomeno è stato analizzato dalla giurista e attivista afroamericana Kimberlé Crenshaw, per la prima volta negli anni ’80, relativamente alla condizione delle donne nere all’interno dei movimenti femministi e nelle lotte degli afroamericani contro il razzismo, ed è chiamato concetto di intersezionalità (Intersectionality)

La legislazione contro la discriminazione spesso non tiene conto dell’intersezionalità ma agisce secondo reparti stagni o multipli punendo o ammonendo la violenza/ discriminazione verso uno solo o verso più fattori. In realtà l’esperienza intersezionale è concettualmente diversa dalle altre forme di discriminazione in quanto l’interazione dei frame discriminatori si modellano e si co-costituiscono a vicenda creando situazioni di violenza specifiche.

Un chiaro esempio di intersezionalità  nel nostro paese è, senza dubbio, rappresentato dalle donne rom.

Ne parliamo con Saška Jovanović presidentessa dell’associazione Romni onlus, del network delle donne rom e sinte Rowni e coordinatrice di progetti internazionali finalizzati alla lotta alle discriminazioni multiple ed intersezionali.

Donna travolgente, organizzata e con una grande energia, parlando di intersezionalità e di discriminazione, Saška Jovanović fornisce solo soluzioni. Sarà che l’arte dell’arrangiarsi è donna, sarà che è donna anche la lotta contro le ingiustizie, sarà che Saška non si è mai arresa e tra le sue mani due progetti di portata internazionale sembrano, prima che utili, necessari, non solo alle donne della sua comunità (“le mie ragazze”, come le chiama lei con un velo d’affetto) ma a tutte le altre.

L’impegno di Saška per la sua comunità ha inizio con ‘l’emergenza rom’ di qualche anno fa. All’epoca mancava un riferimento per la comunità e sulla pelle dei rom l’amministrazione fa carne da macello. Saška fonda l’Associazione Romni col fine di creare un ente interlocutore con le istituzioni, difficili da intercettare e con cui dare luogo un dialogo. Ben presto però il progetto Romni si evolve dando vita a nuove iniziative che si concentrano in particolare sulle donne. L’idea è quella di creare uno ‘spazio’, fisico e non, utile alla tutela e alla protezione delle vittime ma anche all’empowerment delle donne rom.

Quali sono le difficoltà di essere una donna rom in Italia?

I media e le varie correnti politiche (destra, sinistra..nessuno escluso) da sempre hanno parlato della nostra comunità in chiave negativa. Quando si parla di rom si parla sempre di reati, di campi, di povertà. La realtà è che i rom che vivono nei campi sono molto meno numerosi di quanto si possa immaginare. La maggior parte vive in abitazioni convenzionali, frequenta le scuole e lavora onestamente. Questo non lo raccontano mai perché da una parte non fa notizia, dall’altra moltissimi omettono di rendere pubblica la loro etnia per paura di ripercussioni sulla propria serenità o sul lavoro. Il problema vero della nostra comunità è che siamo vittime di un pregiudizio cieco che ci crea delle difficoltà importanti, ad esempio per quanto riguarda l’accesso ai servizi  e questo accade solo in Italia, mentre all’estero la situazione generale è molto meno problematica.

Le donne rom necessitano di un accesso ai servizi che risponda alle loro esigenze quando si trovano ad essere vittime di discriminazione o di violenza e questo spesso è difficile che si verifichi; in prima istanza, perché rom e dunque, a prescindere, trattate spesso in modo non efficace o con diffidenza dagli operatori oppure, anche, perché vivono problematiche delle donne in generale: dipendenza economica, affettiva…

Abbiamo creato dei progetti,  accolti con entusiasmo dalla Commissione Europea, che intervengono su due fronti: uno ‘istituzionale’ perché gli operatori possano agire tempestivamente e correttamente in soccorso delle donne rom e l’altro interno alla comunità rom affiché le donne rom acquisiscano indipendenza, si emancipino dalla figura maschile e possano accedere ai vari servizi di assistenza in maniera sicura e consapevole.

Entrambi i progetti sono nati per rispondere alle necessità di rendere visibile il problema della condizione delle donne rom e fare un primo passo, importantissimo, per una reale risoluzione in ambito legislativo nazionale ed Europeo.

IntersectVoices, la voce delle donne rom per comprendere la discriminazione intersezionale

Il  Progetto IntersectVoices nasce con l’obiettivo di combattere la discriminazione multipla e intersezionale articolandosi su quattro livelli: comprensione della specificità del fenomeno, attivazione di alleanze a livello locale, nazionale e comunitario, fornitura di strumenti e metodi per il soccorso e l’assistenza alle vittime e formulazione di raccomandazioni politiche nella legislazione contro la discriminazione a livello nazionale e dell’UE.

Un ruolo chiave in questo progetto è riservato alle donne rom che, portando la propria esperienza, daranno una testimonianza reale della loro condizione di vittime di discriminazione intersezionale.

In ultimo verrà sviluppato un manuale di formazione destinato alle vittime per fornire loro uno strumento per riconoscere e segnalare episodi di discriminazione intersezionale.

DiscriKamira, un’app per le vittime di anti-ziganismo.

DiscriKamira è un progetto di portata internazionale e coinvolge tre paesi, Spagna, Italia e Finlandia. Il progetto è finalizzato a promuovere il principio di parità di trattamento delle persone indipendentemente dalla loro origine razziale o etnica. Rivolto ad agenti chiave, come avvocati, forze e organismi di sicurezza dello Stato, professionisti dei media e popolazione Rom, è finanziato dalla Direzione Generale della Giustizia della Commissione Europea.

DiscriKamira si pone come obiettivo l’assistenza alle donne rom e alle vittime di anti-ziganismo tramite mezzi innovativi e di facile accesso. Verrà infatti creata l’App ‘SOS KAMIRA’ che incoraggia le vittime a denunciare in caso di episodi di odio e discriminazione. Interverranno anche associazioni di avvocati a supporto delle vittime fornendo assistenza legale gratuita.

Saper riconoscere la violenza e avere gli strumenti per combatterla: questa dovrebbe essere la sfida di ogni lotta contro la discriminazione.

 

 

 

 

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Silvia Altieri