Quello che tu non vedi

 

Quello che tu non vedi è una pellicola di Thor Freudenthal il cui titolo originale in inglese, Words on Bathroom Walls,rende bene l’idea di quelli che saranno i suoi contenuti: il lato oscuro della mente umana che emerge drammaticamente nelle persone affette da schizofrenia. Il film, uscito sui grandi schermi nel 2020, descrive tale malattia mentale in maniera ironica e visionaria anche grazie alla bravura del protagonista Charlie Plummer.

Charlie Plummer veste i panni di un adolescente affetto da schizofrenia

Adam (Charlie Plummer) sente voci, vede cose e persone e queste persone hanno un impatto troppo vivo sulla sua giovane esistenza, sono nella sua testa e sconvolgono la sua vita adolescenziale. Dopo una crisi violenta a scuola gli viene diagnosticata una schizofrenia cronica, patologia che lo stesso protagonista definisce consapevolmente come una perdita di contatto con la realtà , paranoia e delirio con annesse allucinazione uditive e visive.

Ma Adam non è solo questo. Adam è un adolescente come gli altri, e come tutti i ragazzi in questo periodo della sua vita vorrebbe spiccare il volo, vorrebbe diplomarsi per poter intraprendere il sogno della sua vita: iscriversi a un corso di cucina.

La schizofrenia ovvero chiusura mentale e fisica

Ma la malattia mentale si rivela come un ostacolo ai suoi sogni. La società che lo circonda lo ritiene un soggetto pericoloso, e per questo motivo verrà espulso  dalla sua scuola.

Inoltre sarà oggetto di bullismo da parte dei suoi compagni per la stranezza dei suoi atteggiamenti. Pertanto, per poter riprendere a vivere una vita “normale”, viene inserito in un progetto di cura sperimentale,  ma gli effetti collaterali del farmaco somministratogli, tremori e spasmi muscolari,gli impediranno di fare quello che più ama: cucinare. La lotta di Adam è sia interiore che esteriore.

La bravura del regista è stata quella di inventare variazioni per alleggerire la drammaticità della vicenda.  La personificazione delle identità di Adam, che risultano essere le allucinazioni visive, come l’aggressività incarnata dal bodyguard, le pulsioni sessuali da Joaquim e la riflessività da Rebecca, sono un escamotage per condurre lo spettatore nel mondo interiore del protagonista e nell’abisso di chi vive l’incubo della schizofrenia.

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Chiara Rebeggiani