Social network respoLavoratori licenziati. La colpa? I social network

Social network respoLavoratori licenziati. La colpa? I social network

di Paola Sireci 

Un utente su quattro usa i social per lavoro

Quasi un utente Internet su quattro, di età compresa tra 16 e 64 anni, utilizza i social media per attività lavorative. A rivelarlo il consueto rapporto annuale condotto da We are social e Hootsuite in materia di mondo digitale, un’analisi che rivela quanto è significativo e invasivo il ruolo dei social all’interno della società, tanto da fagocitare ogni aspetto della realtà che ci circonda.

Il fenomeno “Chiara Ferragni”

L’esordio del 2008 di Facebook segna l’inizio di un’era non solo digitalizzata ma socializzata, tanto da affermare la figura dei social network come strumento di semplificazione delle relazioni interpersonali, un’evoluzione rispetto le app di dating ( attive sul Web già dagli anni Settanta) cui si aggiunge l’elemento di condivisione dei contenuti. Con l’avvento di Instagram nel 2010 e di Tiktok nel 2014, il mondo social subisce un cambiamento, un’evoluzione della socialità digitalizzata estesa su tutti fronti della vita quotidiana: relazioni interpersonali, condivisione di contenuti multimediali e ambito lavorativo: nascono nuove professioni che si integrano con quelle attuali. Chiara Ferragni, ad esempio, nel 2014 diventa pioniera dell’imprenditoria digitale, ruolo che la configura come La creatrice di una professione trainante ed esemplare per quelle attuali presenti sui social: l’imprenditrice digitale, appunto.

Nascono nuove professioni dai e per i social

Essa, infatti, converge in altre figure professionali digitali, più celebre fra tutte le influencer, che influenzano letteralmente il comportamento degli utenti, delle masse, attraverso i loro stili di vita e i prodotti che promuovono. Già, perché i lavori digitali non si limitano alla sfera della moda, ma col tempo hanno progressivamente assunto altri ruoli sempre più importanti, tanto da rendere oggi i social media un centro commerciale virtuale. Quanto questa dinamica si rivela positiva nel processo di assunzioni dei lavoratori e nella produzione stessa? Oltre alla percentuale relativa agli utenti che tra i 16 e i 64 anni utilizzano i social per motivi lavorativi, che aumenta in modo esponenziale nelle economie in via sviluppo, occorre aggiungere un 27,6% di utenti tra i 1 e 64 anni che scopre nuovi marchi, prodotti e servizi tramite i social, numero leggermente inferiore ai risultati ottenuti dalla pubblicità televisiva che potrebbe essere superato nel giro di qualche anno, considerando che il web marketing si basa su una comunicazione di scambio efficace e ottimizzata attraverso delle strategie che rendono gli utenti parte attiva di questo meccanismo di comunicazione. Gli abbonamenti delle palestre virtuali si stanno sostituendo a quelle reali, gli e-commerce ai negozi reali, i negozi on line hanno monopolizzato il commercio di qualsiasi prodotto e le influencer sono diventate consulenti, venditrici, promoter, fagocitando tutte le professioni del settore commerciale. Le agenzie di viaggio non servono più dal momento che viaggi ed esperienze sono suggerite dalle influencer e, addirittura, sui social è possibile fare delle consulenze mediche online.

Sempre più connessi ai social

Un elemento che gioca sicuramente a favore di questa dinamica commerciale virtuale è l’onnipresenza degli utenti su più piattaforme social, che dà maggiore visibilità all’attività di un’azienda o brand, cui pubblicità viene veicolata su più posizionamenti. Qual è il risultato di questa evoluzione del commercio virtuale? Acquirenti pigri che circoscrivono i loro acquisti e usufruiscono dei servizi sullo schermo del computer o dello smartphone e lavoratori che, non solo lavorano da remoto, ma che hanno un rapporto “uno a molti” con i vari utenti del Web, seduti sulle sedie di casa loro.

Qual è il posto per lo small business?

La globalizzazione è facilitata attraverso questa nuova era dei social in cui essi stanno annullando tutte le professioni preesistenti, schiacciando lo small business e il lavoro in presenza. Un’onnipresenza e una trasversalità apparentemente vantaggiosa per venditori e acquirenti, ma a lungo termine negativa se si pensa che fra qualche anno sarà difficile far andare avanti le piccole realtà commerciali. Una dinamica, quella dei social, che ha aspetti positivi se si pensa all’attività di ponte che essi fanno per la ricerca del lavoro, ad esempio: l’analisi di We are social e Hootsuite relativa ai dati pubblicati nelle risorse pubblicitarie della piattaforma Linkedin, rivela che la base di membri registrati al social è aumentata dell’11% negli ultimi 12 mesi (+81 milioni di membri), portando il totale globale a oltre 808 milioni all’inizio del 2022. È innegabile quanto Linkedin, effettivamente, giochi in ruolo decisivo nella ricerca del lavoro, facilitandone l’attività da parte degli utenti quindi, da questo punto di vista, è possibile affermare quanto i social siano determinanti nel processo evolutivo della società. Ma se è vero che essi sono inglobati nella dinamica della società dell’apparire, è altrettanto innegabile che non ci sia posto per tutti, rispettando requisiti fisici particolari. Pertanto, il settore della vendita digitale lascerà scontenti molti lavoratori che, oltre ad essere stati licenziati dai social network, non trovano spazio per potere integrarsi in questo sistema competitivo e selettivo.

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Redazione Proposte UILS