L’uomo che piantava gli alberi, il cortometraggio di Frédérick Back

L’uomo che piantava gli alberi, il cortometraggio di Frédérick Back

Dal libro al grande schermo, “L’uomo che piantava gli alberi” (L’homme qui plantait des arbres, in lingua originale) vince, nel 1988, il premio Oscar al miglior cortometraggio d’animazione e oggi continua a stupire per l’attualità dei suoi contenuti.


Un giovane escursionista si imbatte in un’area desolata tra le Alpi francesi: villaggi abbandonati e paesaggio brullo tingono l’atmosfera di tristezza e malinconia. Nella ricerca di un riparo per la notte, il ragazzo incontra Elzéard Bouffier che, di ritorno verso casa con il gregge di pecore e il fidato cane, gli offre un posto dove dormire. Quella sera, come da un vaso di Pandora, riemergono i ricordi del pastore che si racconta al protagonista descrivendo una storia di dolore – come quello provato per la morte della moglie e del figlio – ma anche di speranza e profonda umanità.

Se ognuno di noi ha un proprio modo di affrontare il lutto, Elzéard Bouffier – che decide di piantare alberi sulle montagne aride – ci insegna che la dedizione, l’amore e il prendersi cura della vita che resta, sono fonti inesauribili di gratificazione personale e sviluppano un effetto benefico sul mondo che ci circonda. Di fronte alla scomparsa della famiglia, il saggio pastore reagisce con un commovente atto di responsabilità, motivato soltanto dalla generosità e da un raro senso di giustizia universale.

Questa perla della cinematografia di nicchia deriva dalla trasformazione, in animazione, dell’omonimo romanzo di Jean Giono (edito nel 1953), operata dal regista Frédérick Back. Dettagli non trascurabili della versione italiana: le voci di Toni Servillo e Omero Antonutti per i personaggi e la narrazione. Bellissime le musiche originali di Normand Roger e Denis L. Chartrand.

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Teresa Giannini