Vestire etnico in un “villaggio globale”

Vestire etnico in un “villaggio globale”

Globalizzazione e moda – Nella postmodernità le nuove tecnologie delle comunicazioni e l’accelerazione dei flussi dell’informazione hanno favorito profonde trasformazioni nella geografia dello spazio, nei processi economici e nelle relazioni fra le differenti società e culture. È un’epoca caratterizzata, secondo la nota descrizione del geografo David Harvey, da una “compressione spazio-temporale” in cui “lo spazio sembra rimpicciolire fino a diventare un villaggio globale (…) mentre gli orizzonti temporali si accorciano al punto in cui il presente è tutto ciò che è”. Questa rappresentazione del mondo, in cui si vive il presente in uno spazio sempre più limitato, compresso, ma allo stesso tempo senza limiti, virtuale, dematerializzato, ha creato nuovi panorami e nuove descrizioni del contemporaneo.

La globalizzazione

In particolare, le città si trasformano, non sono più soltanto un sistema territoriale locale, ma sono pensate allo stesso tempo come un “nodo di reti globali”, che costituiscono la nuova morfologia sociale delle nostre società (Castells) e si differenziano per intensità e velocità dei contatti. La geografia dell’economia globale ha prodotto in questo modo “un complesso dualismo: un’organizzazione dell’attività economica spazialmente dispersa ma globalmente integrata” (Sassen).

E la loro combinazione ha creato nuove forme e nuovi ruoli per le principali città, non più solo e principalmente centri bancari e del commercio internazionale. Le piattaforme urbane della post-modernità sono diventate punti di comando altamente concentrati nell’organizzazione dell’economia mondiale; sedi chiave per la finanza e per le società di servizi specializzate; siti di produzione nelle industrie leader; mercati per i prodotti e le innovazioni prodotte.

D’altra parte la città globale, diffusa e incorporea, delle reti diventa il non-luogo dei suoi abitanti che vivono “in solitudine” una vita “liquida”, sempre più veloce, inquieta, instabile, incerta e precaria. Rincorrono una distorta e illusoria idea di libertà, disinteressata e conformista, che soggiace alle leggi imposte dal mercato di stampo neoliberale. Si muovono in modo fluido in una società definita globale, ma che ha perduto in realtà la sua dimensione collettiva e la sua voce politica (Bauman).

Globalizzazione e Moda

La globalizzazione dell’epoca postmoderna con la sua accelerazione temporale e diffusione spaziale ha creato inevitabilmente anche una nuova geografia della moda caratterizzata dal pluralismo, dal conformismo e dalla caducità. La ricerca continua del “nuovo” spinge a una produzione instancabile di mode, bisogni e simboli che sostengono un consumo sempre più effimero. Se nell’ Ottocento le città erano divenute vetrine della moda, nel corso del Novecento questa si è aperta verso un pubblico sempre più vasto in rinnovati panorami urbani.

Ma è nel contemporaneo, con l’intensificarsi di complesse interconnessioni su scala mondiale (Khanna), che il paesaggio della moda diventa globale creando marcate contaminazioni sociali e culturali. Appare sempre più sfumata, se non viene meno, la contrapposizione fra moda e costume, fra cambiamento e tradizione, fra presente e passato, per formare uno spazio multiculturale, senza confini e senza tempo, che presenta un diverso modo di pensare ed esprimere le relazioni fra le culture del mondo.

Vestire etnico

La moda non è più espressione della predominanza dell’Occidente rispetto alle altre culture. Superando i passati rapporti di potere di impronta colonialista il vestire etnico ha fatto il suo ingresso nella moda, attraverso i flussi migratori o come espressione di identità nazionale da parte di produttori locali tramite la riproposizione in termini rinnovati di costumi tradizionali (Peruvian Connection).

La moda si muove allora fluidamente tra il globale e il locale. In una dimensione in cui sembra perdere di valore la geografia dei territori, il tempo e la storia a favore della geografia delle reti e delle leggi del mercato, i costumi e le identità culturali, seguendo le migrazioni e confrontandosi con il contemporaneo, stanno ormai conquistando uno spazio sempre più rilevante sul palcoscenico della moda.

Michaela Giorgianni

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Redazione Proposte UILS