La Viola di Alice, un racconto neogotico e dark per leggere nei cuori giovani

La Viola di Alice, un racconto neogotico e dark per leggere nei cuori giovani

 Vi sono vette emotive e stati della coscienza che possono essere compresi solo se si accetta l’attitudine adolescenziale di gettarsi a capofitto nelle emozioni senza paracadute.
Chi ha il coraggio di entrare in un’interiorità giovanile in bilico tra amore, morte e dimensioni ultraterrene?

 

Diamante Indaco è il nome d’arte di una giovane scrittrice e madre ladispolana che si è formata tra le aule del LAMS (Lettere moderne arte musica e spettacolo). L’autrice ha già alle spalle un primo lavoro “La fenice di Beirut” (IVVI Edizioni 2022) che ha assecondato il richiamo della scrittura che l’ha accompagnata sin dall’infanzia. Quest’anno esce per i tipi della Protos Edizioni “La Viola di Alice”, un breve volume che vuol essere una proposta originale e fuori dagli schemi. Il racconto è stato presentato in anteprima il 17 dicembre al Centro Arte e Cultura di Ladispoli di fronte a un’aula gremita in un evento a cui hanno partecipato anche l’assessore alla cultura Margherita Frappa e la consigliera Daniela Marongiu. Chi ha fame di tendenze contemporanee potrà soddisfare il proprio appetito leggendo un racconto dal sapore neogotico che parla di amore e morte, che ci accingiamo a scoprire assieme all’autrice nell’intervista che segue.

M.G.: Gentile Diamante Indaco, perché una giovane scrittrice emergente sceglie di proporsi con un racconto dark gotico ed esistenziale?
D.I.: Devo premettere che la mia fonte d’ispirazione è sempre la mia anima, unita agli elementi del mondo esterno che già di per sé è “gotico” (ride n.d.r.). Ad esempio, per quanto riguarda l’amore, ciò che è gotico e dark è la ricerca dell’amore che non ha luogo nella vita terrena ma al di là della vita, dopo la morte, con il ricongiungimento delle anime. In questo racconto, infatti, l’amore ricondurrà i due personaggi principali a ritrovarsi dopo la vita. Mi preme evidenziare che per me l’inquietudine attraversata da un adolescente è il primo stadio di incontro con l’elemento dell’amore. E’qualcosa che ricorda vagamente l’idea del ventre materno in cui due divengono uno solo, e questo genera una ricerca che accompagnerà la vita di ognuno di noi.

M.G.: In questo racconto si è voluto parlare di giovani e sentimenti. Che parte del mondo reale, in particolare giovanile, si è voluta rappresentare e perché?
D.I.: Il riferimento delle emozioni è proprio il mondo adolescenziale e la parte del mondo reale che ho voluto rappresentare è quella conflittuale, dove la ribellione prende il sopravvento. Quando si è adolescenti si provano emozioni molto forti e contrastate tra odio e amore. C’è anche una questione di crescita interiore: si viene a contatto con le emozioni e ci si fa travolgere senza freni e solo dopo si conoscono le conseguenze. Dopo, infatti, si diventa “prevenuti” anche perché da adulti ci si assumono le responsabilità e non si possono più correre rischi, neanche emotivi. Al contrario, nell’adolescenza l’incontro con le emozioni è puro. Per questo per me era fondamentale parlare dell’età in cui l’essere umano deve ribellarsi e prendere inevitabilmente parte del gioco della ricerca dell’uno verso l’altro dove spesso l’amore assume le sembianze di un “gioco fatale”.

M.G.: Qual è il Suo background e quali riferimenti letterari hanno ispirato di più la sua Opera?
D.I.: Sarò molto sincera: sono molto legata ai miei riferimenti adolescenziali, in particolare all’immaginario del regista Tim Burton. Dal punto di vista letterario non posso tacere una passione per Dante che perdura tutt’oggi, e l’amore per i poeti maledetti, in particolare Arthur Rimbaud, che peraltro è un tipo di poeta adolescenziale. Uno dei miei più grandi rimpianti è non aver concluso l’università a causa degli impegni familiari ma non escludo di portare a termini gli studi. Per quanto riguarda “La Viola di Alice” ho cercato di mescolare i colori della mia fantasia, tra luce e oscurità.

M.G.: Qual è stata l’esigenza artistica personale che l’ha portata a scrivere questo libro?
D.I.: L’idea di questo romanzo inizia in realtà molti anni prima, durante un viaggio aereo. Si potrebbe dire che l’idea di questo racconto è nata in cielo, inizialmente però la scartai a causa della sensazione che quello che ne sarebbe scaturito non sarebbe stato compreso: le mie emozioni parevano non corrispondere alle aspettative della civiltà umana. Ciò nonostante l’idea originaria è risorta con “La Viola di Alice”, dal bisogno di osservare il mondo da una nuvola. La mia anima aveva deciso di parlare, e io non potevo fare altro che ascoltarla. Durante la stesura del mio racconto ho voluto ricordare agli umani che esistono più dimensioni, il cielo, l’universo, la vita e un mondo oltre la vita, tra fantasia e realtà.

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Redazione Proposte UILS