Sandro Pertini e la Resistenza

Sandro Pertini e la Resistenza

«Noi oggi giustamente ci preoccupiamo di questi rigurgiti neofascisti. È cosa vergognosa più che preoccupante, è cosa vergognosa che nel nostro Paese, dopo tante sofferenze patite sotto il fascismo e per il fascismo, debbano ancora risorgere dalla loro fogna questi neofascisti»

Sandro Pertini

Le parole di Pertini sulla Resistenza

Quando si parla di Resistenza si è portati a fissare l’inizio di questa nostra lotta l’8 settembre 1943, cioè la si circoscrive alla lotta sostenuta dal popolo italiano contro il nazifascismo, trascurando il periodo precedente che va dal 1921 al 1943. Non esaminare questo periodo vorrebbe dire non precisare le ragioni storiche della guerra di Liberazione. La Resistenza ha inizio dal 1921 (…) ed anche prima, perché è da allora che la classe operaia reagisce all’avanzare del fascismo protetto dalla classe dirigente.

Poiché il fascismo si presenta come nemico del movimento operaio, la borghesia nostrana – la più ostile a ogni rinnovamento sociale – non esita a spingere il fascismo, il quale può consumare impunemente i suoi primi delitti contro i lavoratori (…). Le galere fasciste e le isole di deportazione si riempiono, dal 1926 al 1943, di lavoratori.
E saranno precisamente costoro a costituire l’avanguardia nella guerra di Liberazione. Uomini che si erano battuti per vent’anni contro il fascismo, in una lotta nascosta, disperata, conoscendo l’esilio, il confino, la galera, appena rimessi in libertà nell’agosto 1943 non esitarono a riprendere il loro posto.

L’8 settembre li vide alla testa del popolo italiano, uomini ormai divenuti anziani la cui gioia più grande fu di vedere correre al loro fianco innumerevoli giovani, pronti a seguire la loro parola ed il loro esempio.
Senza questi giovani, la Resistenza non sarebbe stata possibile. Essi riscattarono la gioventù italiana da tutti gli errori commessi dai giovani del littorio, ingannati da una retorica patriottarda”. Queste parole sono state
scritte da Sandro Pertini nel lontano 1954 (La Resistenza secondo Risorgimento nazionale, «Gioventù Socialista», pp. 5-7) ma ci sembrano ad oggi più attuali che mai.

Le lotte di Pertini e la Resistenza

Sandro Pertini fu uno dei protagonisti della lotta operaia fin dai primi anni Venti. Venne arrestato per la prima volta nel 1925 e, dopo ben quindici anni di confino, finalmente l’8 settembre 1943 si pose alla testa dei quei valorosi civili che, a fianco dei soldati dell’esercito regolare, contrastavano tenacemente l’ingresso delle truppe tedesche sul suolo della Capitale.

Fu membro della Giunta centrale del Comitato di Liberazione Nazionale, creò una delle maggiori formazioni partigiane operanti sul territorio, e venne arrestato di nuovo come capo di un’organizzazione militare clandestina.
Fu sottoposto a estenuanti interrogatori con violenze fisiche in cui non rivelò alcun nome dei suoi compagni. Il 25 gennaio 1944 riuscì a ritornare in libertà con un’epica fuga dal carcere di Regina Coeli e a riprendere il comando, tornando di nuovo in prima linea in pericolose missioni nel Centro Italia.

Il ruolo delle donne durante la Resistenza

La guerra di Liberazione italiana ha visto anche moltissime donne, di solito dimenticate quando si parla di Resistenza. Possiamo citare alcuni numeri significativi, come le 35.000 partigiane, staffette, sappiste, gappiste; le 4.633 donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti. Oppure le 70.000 organizzate nei gruppi di difesa.

Ma a rendere il reale contributo delle partigiane nella Resistenza, ci pensano di nuovo le parole di Pertini: “Finalmente libero dalle galere fasciste, la mia più gradita sorpresa fu quella di trovare fra i nostri giovani numerose donne. Non ne nomino alcuna, perché inevitabili dimenticanze potrebbero assumere l’apparenza di antipatiche discriminazioni (…). Le donne erano le animatrici di quella nostra lotta; pronte ad accettare i compiti più umili, ma anche i più rischiosi; affissione di manifesti durante le ore del coprifuoco, di notte; portare ordini e munizioni. E questo facevano pur sapendo che, qualora fossero state sorprese, per loro sarebbe stata la fine. Quando si decise di fare, in piena dominazione nazista, i comizi volanti, le nostre compagne accettarono con entusiasmo l’idea e l’attuarono con i nostri giovani (…).

Furono sempre le donne a pensare, dopo ore di aspra battaglia, agli alloggi e al sostentamento per i partigiani scesi in città dalle montagne. Durante il giorno erano state intrepide combattenti, e al tramonto diventavano madri premurose”. (Sandro Pertini, Siate fiere, compagne di militare sotto la bandiera del socialismo, «Politica del Partito», 1954, pp. 5-14).

L’antifascismo oggi

Questi discorsi ci evocano tutte quelle vite spese per combattere il nazifascismo, per liberare l’Italia assediata e divisa dall’odio. Ci evocano un patriottismo sano visto come ideale altissimo a cui dedicare la vita, un tutt’uno con la giustizia sociale. Il popolo che insorge dal basso. Il bene altrui visto come unica finalità delle proprie azioni. Sono valori fondamentali e profondamente radicati nella nostra Costituzione, ultimo baluardo di quelli insiti negli ideali della Resistenza.

Oggi che l’antifascismo non viene neanche considerato come qualcosa da difendere dalle nuove correnti politiche, e purtroppo anche da molti giovani, dovremmo ascoltare cosa direbbe Pertini a proposito: “Noi oggi giustamente ci preoccupiamo di questi rigurgiti neofascisti. È cosa vergognosa più che preoccupante, è cosa vergognosa che nel nostro Paese, dopo tante sofferenze patite sotto il fascismo e per il fascismo, debbano ancora risorgere dalla loro fogna questi neofascisti” (Sandro Pertini, Città di Lecco. Cronache,1 giugno 1976).

Dovremmo immaginare le anime e i corpi dei milioni di compagni e compagne morti per lasciare un’Italia nuova, migliore, alle future generazioni. Dovremmo immaginarli e con un gran peso sulla coscienza, avere qualcosa da dire anche noi.

Articolo di Sara Marazza

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Redazione Proposte UILS