Umbria, luci e ombre del CUP Regionale: la parola a un giovane informatico

Umbria, luci e ombre del CUP Regionale: la parola a un giovane informatico

Sanità in Umbria
 L’ex “regione rossa” è travolta da una crisi di sistema nel settore sanitario.
Un addetto ai sistemi informatici della sanità regionale ce ne racconta l evoluzione attraverso i cambiamenti politici.

Leonardo Fava è un giovane padre di famiglia nato e cresciuto a Foligno, impiegato presso una società regionale che fornisce servizi informatici per i medici di famiglia e gli specialisti delle strutture pubbliche in tutta la Provincia di Perugia. Egli può essere considerato a pieno titolo un rappresentante del popolo umbro quale ex “regione rossa”, essendosi occupato in prima persona di politica e vantando una tradizione familiare e personale di militanza a sinistra che si è interrotta solo da pochi anni. Il servizio prestato da oltre quindici anni nel settore sanitario ha consentito a questo nipote e figlio del PCI umbro di seguirne da un punto di vista privilegiato le evoluzioni strutturali e di formarsi un’opinione “dall’interno”.

M.G.: Ci racconta come è cambiata la sanità durante gli anni in cui la Regione era amministrata dal Partito Democratico a guida Catiuscia Marini?
L.F.: Quando sono entrato, nel 2010, la sanità umbra era molto diversa perché i servizi erano erogati sulla base di un principio di prossimità territoriale, ossia non c’era ancora il CUP Regionale. Il CUP Regionale è stato una grande innovazione perché ha permesso a tutti i cittadini di poter prenotare servizi sanitari anche in distretti diversi da quello di appartenenza. Quando sono entrato vi era ancora una ripartizione su base distrettuale, pertanto la maggior parte degli esami potevano essere prenotati solo nel luogo in cui poi sarebbero stati eseguiti, con gravi disagi in termini di spostamenti. Da questo punto di vista il servizio al cittadino è migliorato. Altro discorso invece per quanto riguarda l’erogazione dei servizi ai cittadini. Prima del CUP Regionale, infatti, vi era una quantità maggiore di servizi erogati. Era difficile ad esempio che non vi fossero posti disponibili per le prestazioni. Posso affermare con certezza che nel corso di quei cinque anni ho visto diminuire sensibilmente l’offerta di posti e prestazioni prenotabili. Prima, col sistema di prossimità territoriale, le aperture delle prenotazioni avevano una cadenza settimanale o al massimo mensile.

M.G.: Quali sono i limiti?
L.F.: Il limite è nella spesa sanitaria regionale. Nel corso del tempo i posti prenotabili sono sensibilmente diminuiti finché, a partire dal 2019, la diminuzione ha assunto contorni drammatici, con una corrispondente esplosione della sanità privata.

M.G.: E’ sicuro che non sia precipitata a marzo del 2020, dopo lo scoppio della pandemia? E da cosa ha evinto questa “caduta”?
L.F.: Sono sicuro perché dal 2019 è iniziato un fatto inedito nelle strutture sanitarie pubbliche: tanti professionisti come i medici specializzati hanno cercsto di farsi assumere dal privato. Un campanello d’allarme rimasto a lungo ignorato. E’ piuttosto semplice: se uno specialista cerca di farsi assumere dal privato vuol dire che presto tanta parte di quel lavoro verrà svolta nel privato. Conoscevo medici che lavoravano bene da oltre dieci anni nei propri reparti, anche grazie all’intra moenia. Dal 2019 hanno iniziato a riferire che nel pubblico “le acque non erano buone”, prima, nessuno si lamentava con così tanta enfasi né del poco denaro né della pressione. Il 2019 è stato uno spartiacque nel cammino della sanità pubblica umbra.

M.G.: Di recente in un’ottica di ottimizzazione delle risorse si è deciso di trasferire il grosso del reparto di neurochirurgia da Perugia a Terni, con grandi polemiche.
L.F.: Negli ultimi anni sono stati molti i reparti spostati o smantellati senza tanto clamore. Tendo a chiedermi perché in questo caso faccia notizia e per gli altri no. M.G.: Quanto le scelte politiche hanno inciso sulla situazione attuale? L.F.: In passato sono stati fatti tanti errori. Anteriormente agli anni dieci vi sono state duplicazioni inutili di reparti e ambulatori, oggi la scelta di mantenere l’unica neurochirurgia a Terni è il segno di una tendenza verso un estremo opposto, altrettanto dannoso.

M.G.: Vedremo un ritorno delle nuove generazioni in politica?
L.F.: Personalmente non rinnego niente e sono fiero di essere un “figlio della politica” a cui mi sono avvicinato grazie all’esempio di persone valide. I problemi sono iniziati ben prima dell’avvento dell’attuale amministrazione di centro-destra, negli ultimi anni di governo del centro-sinistra si intravedevano le prime crepe dello sfacelo attuale. Mi sento un deluso della politica. Nessuno può dubitare che nella sua ultima fase il centro-sinistra abbia iniziato lo smantellamento che è stato poi proseguito dal centro-destra. Per il momento, l’area in cui svolgo la mia attività politica in senso lato è il Rione “Morlupo” della mia città, Foligno, dove sono responsabile del reparto sociale.

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Redazione Proposte UILS