Il futuro dell’intrattenimento parla in codice binario
La promozione culturale in digitale
Musei, festival, concerti: il Coronavirus ha fermato il mondo, ma non la cultura.
Il 15 giugno 2020, il decreto firmato da Conte e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha segnato l’ingresso nella tanto attesa Fase 3.
Nonostante i divieti e le limitazioni, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, l’obbligo di distanziamento sociale e la proibizione di assembramento in luoghi pubblici, il provvedimento annuncia la ripartenza del settore turistico e del mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento.
Tuttavia, il Coronavirus non è riuscito a fermare gli eventi culturali neanche nella fase acuta della pandemia. Durante i mesi di lockdown, si sono infatti susseguite una serie di iniziative volte ad assicurare ai fruitori uno scorrere della vita quasi normale: film, presentazioni di libri, fiere, musei e concerti sono stati resi immediatamente disponibili in chiave digitale con lo scattare della quarantena.
Un cambiamento obbligato, che già però era in atto in un mondo sempre più legato alla tecnologia. Tutti gli strumenti messi a disposizione per usufruire dell’intrattenimento da casa propria non nascono con il Coronavirus. Le piattaforme di streaming, come Netflix, Infinity e Amazon Prime Video consentivano già da prima di poter visionare film e serie televisive senza interruzioni pubblicitarie, come al cinema. Similmente, i social network, permettevano la condivisione e l’usufrutto in diretta di contenuti culturali.
L’incontro tra patrimonio culturale e trasformazione digitale era inevitabile. Da un lato, infatti, il primo rappresenta un bacino inesauribile di contenuti, mentre la seconda è alla costante ricerca di spunti e informazioni da veicolare ai suoi utenti. Già a livello globale erano disponibili applicazioni, software e sistemi per una direzione più tecnologica, attraverso la messa a disposizione on-line di strumenti di promozione culturale. Il racconto del patrimonio culturale attraverso sperimentazioni digitali ad ampio raggio era già diffuso: nel 2016, ETT Solution aveva realizzato un percorso di Realtà Aumentata per “visitare” l’Ara Pacis a Roma nel suo aspetto e funzioni originarie, tramite opportuni visori.
Col Coronavirus, questo processo di “salto” delle intermediazioni tradizionali che porta a mettere il pubblico in contatto diretto con le informazioni ha subito un’accelerazione. L’ambito su cui si è avuto più riscontro di questo fenomeno è, tuttavia, quello musicale.
Il consueto concerto del Primo maggio ha visto mettere in campo alternative per consentire le performance musicali degli artisti, tramite l’utilizzo di piattaforme preesistenti. Sul sito di Rai Play è stato reso fruibile l’intero concerto trasmesso in diretta dagli studi Rai di via Teulada, per quanto riguarda i contenuti speciali, mentre i live sono stati realizzati in varie location sparse per l’Italia: dall’Auditorium Parco della Musica a Roma, a Museo del Novecento a Milano, a Piazza Maggiore a Bologna, ecc.
Non nuovi ai concerti on-line, anche i gruppi internazionali: durante la pandemia, i Metallica hanno trasmesso in streaming ogni lunedì di un loro concerto integrale, presentato con l’hashtag #MetallicaMondays. Registrazioni dei vecchi live, certo, ma che hanno tenuto compagnia a tanti appassionati di musica. Simile, l’iniziativa del bluesman Fantastic Negrito, che in quarantena ha registrato quattro brani dal suo studio casalingo per Virgin Radio.
Resta da interrogarsi su quanto la flessibilità acquisita durante la quarantena dagli enti culturali nel proiettare i propri contenuti sul web sarà mantenuta e quanto, invece, andrà perso in favore di un ritorno alla fruibilità tradizionale. Di certo, per i promotori della cultura e dell’intrattenimento sarà necessario lavorare su strategie digitali, per non farsi cogliere impreparati da una tecnologia che cambia il modo di vedere il mondo.