Disuguali – Rosetta Papa e il mondo dei consultori familiari

Disuguali – Rosetta Papa e il mondo dei consultori familiari

I tagli stanno trasformando il nostro SSN in una coperta piena di buchi

A partire dalle riflessioni della dott.ssa Papa, racchiuse nel suo ultimo progetto editoriale – Disuguali – e dalla sua decennale esperienza pionieristica nella ASL 1 di Napoli, trattiamo il tema dei Consultori Familiari e del loro “sacrificio” in nome dei bilanci regionali e del moralismo

Il sito ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità italiano – alla voce Consultori Familiari – inizia come segue “Nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000)” perciò è lampante che il numero dei consultori attualmente presenti dovrebbe essere quasi il doppio. Come è possibile – dunque – che non si ponga rimedio a questo dato allarmante e che, anzi, si continui a diminuirne la presenza sul territorio?

Analizziamo questo tema basandoci sul libro Disuguali (Guida Editori, Napoli, 2022) della ginecologa Rosetta Papa che presenta questo progetto editoriale senza scopo di lucro (promettendo l’intero ricavato alla Organizzazione Internazionale non Governativa Medici Senza Frontiere).

La dott.ssa Papa inizia descrivendo il grande entusiasmo che circondava l’ambiente del SSN e dei CF quando era una giovane ginecologa impegnata nel mondo delle prime ASL campane (la stessa ha iniziato la sua carriera, nel 1981, presso la ASL 1 di Napoli). Questo slancio iniziale è progressivamente diminuito con il passare del tempo, lasciando spazio alla constatazione che lo Stato impegnava sempre meno fondi per il comparto sanitario e, quindi, per i Consultori Familiari. Ciò che viene ribadito in più occasioni in Disuguali è, appunto, quanto sia stato importante, per un territorio altamente complesso da un punto di vista socio-sanitario come la Campania, avere a disposizione CF ai quali rivolgersi per dubbi o chiarimenti rispetto a profilassi mediche piuttosto che per poter accedere a controlli di routine in modalità gratuita o con il semplice pagamento del ticket.

Disuguali - Rosetta Papa

Rosetta Papa ne analizza l’incidenza sulla vita dei cittadini campani ma non si limita a questo poiché ha fatto parte del comitato Percorso nascita della Regione Campania ma, anche, del comitato tecnico-scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del Progetto per la Riqualificazione e Potenziamento dei Consultori Familiari, comparando i dati provenienti da tutti i CF presenti in Italia.

Il primo grande cambiamento in senso negativo si deve imputare al cambio di vocale da U ad A (da Unità Sanitaria Locale ad Azienda Sanitaria Locale) che ha apportato un netto cambiamento concettuale – e di conseguenza economico – nella visione dello Stato verso i Consultori Familiari. La salute dei cittadini – che l’autrice definisce come un “bene” – ha iniziato a perdere la sua connotazione originale per diventare un elemento di un paradigma di tipo economico soggetto, quindi, alla legge di bilancio. Conseguenza, questa, del potere dato alle Regioni in materia di sanità che ha condotto ad un’arbitrarietà delle stesse nell’attribuire fondi, predisporre corsi di aggiornamento per i dipendenti/professionisti (stabilendone anche il numero nelle varie strutture presenti sul territorio).

Cosa si nota? Si sta assistendo ad una riduzione progressiva di queste strutture, già insufficienti in moltissime Regioni italiane, e il primo dato allarmante è riscontrabile nella scelta di predisporre un fondo previsto a livello regionale per i CF (solo 6 Regioni in Italia ne hanno stabilito una presenza fissa nel bilancio) e, come conseguenza, 8 Regioni non garantiscono prestazioni gratuite nei CF.

Dal rapporto ISTISAN 22/16 Pt.1, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e al quale partecipò anche la dott.ssa Papa (periodo di riferimento 2018-19), si evince che su tutto il territorio italiano ci siano – al 2019 – solo 1703 Consultori Familiari. Tutto ciò si deve sommare ad una popolazione che si sta pian piano impoverendo e che ha sempre più necessità di poter utilizzare in modo “completo” tutti gli aiuti previsti dai CF, senza pregiudizi e ostacoli di sorta.

Di cosa si occupano concretamente i Consultori familiari? Anche in questo caso la sua analisi ci viene in aiuto e mostra un paio di dati da considerare: più del 75% dei Consultori Familiari forniscono, oggi, un supporto nel mondo della sessualità a 360˚ – contraccezione, screening oncologici e menopausa e post-menopausa, percorso IVG (ovvero Interruzione Volontaria di Gravidanza), percorso nascita, malattie trasmissibili… Oltre a questi aiuti, il 90% dei CF sono entrati nel mondo delle scuole svolgendo attività di informazione sull’educazione affettiva e sessuale, aiutando ragazzi e ragazze sottoposti a bullismo e cyberbullismo o alla violenza di genere. La loro attività restano, per questo motivo, fondamentali e, purtroppo, estremamente attuali.

donna incinta vista di profilo su sfondo nero
JanCantysuUnsplash

Nonostante ciò, in molte Regioni sono aumentati i pregiudizi politici legati ai CF che si sono visti classificare solo come “centri legalizzati per l’aborto” e, quindi, da boicottare o ostacolare. Persino il Consiglio d’Europa ha sanzionato l’Italia – sia nel 2013 che nel 2015 – per le violazioni rilevate in questi frangenti; sempre la Papa parla di un ulteriore affaticamento nell’adempimento di tutte le funzioni dei CF ad opera degli obiettori di coscienza (spesso preferiti ai corrispettivi abortisti), al numero di personale medico specializzato insufficiente un po’ ovunque e alle disparità di accesso all’interruzione di gravidanza.

Si commetterebbe un grande errore nel considerare il CF solo legato alla procreazione perché – seppure nato principalmente per le donne italiane come supporto nel mondo della natalità – si è evoluto diventando sempre più “familiare” e raggiungendo le generazioni più giovani, oltre ad avere permesso ad un gran numero di immigrate di trovare un “luogo sicuro” ( soprattutto preventivo) al di fuori del circuito delle Strutture Ospedaliere – verso le quali risultano più reticenti – probabilmente temendo ripercussioni legali.

Dall’apertura dei primi di essi (dopo l’approvazione della legge 405 del 1975) fino ai nostri giorni un grandissimo numero di cittadine e cittadini hanno chiesto aiuto ad un Consultorio Familiare; un’azione concreta verso persone che, altrimenti, non avrebbero avuto supporto e che si sarebbero, certamente, sentite più sole ed outsider rispetto alla collettività.

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Ludovica Cassano