SOS medici ed infermieri e la nostra sanità trattiene il respiro

SOS medici ed infermieri e la nostra sanità trattiene il respiro

Numeri al ribasso degli operatori della sanità, si tratta di un vero e proprio totoscommesse sulla nostra salute!

Nonostante i concorsi indetti per reperire personale medico ed infermieristico il loro numero non è ancora sufficiente a coprire tutte le richieste sanitarie; non è stato ancora considerato un piano di copertura a lungo termine e si rischia il collasso del sistema

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale rischia davvero di collassare; se, infatti, si prendono in esame i posti disponibili e le figure professionali necessarie si nota immediatamente che qualcosa non torna!

Nonostante il Ministero della Salute indica ed abbia indetto concorsi per la copertura di posti nel sistema sanitario il numero minimo di personale medico, e vedremo anche infermieristico, non è sufficiente. Appare evidente, in controtendenza rispetto all’affermazione precedente, un decremento progressivo dei nuovi ingressi nel complesso mondo della sanità pubblica che palesa un dato molto preoccupante: i professionisti del settore sanitario non accettano più di lavorare in strutture di aree di minore importanza (immaginiamo ospedali di piccoli centri abitati per citarne una tipologia) ed alcuni indirizzi di studi universitari sembrano non essere più tanto appetibili.immagine di due scaffali dove ci sono una serie di boccette di pillole (farmaci)

Ciò che sembra determinante sulla scelta di un ospedale piuttosto che un altro è, in primis, la grandezza dell’ospedale stesso (i potenziali medici fanno molto più caso alla loro futura collocazione rispetto a qualche decennio fa) e, in conseguenza, fattori di natura economica.

Va ricordato che lo stipendio dei medici assunti in strutture ospedaliere dipende, tra l’altro, anche dal quantitativo di pratiche chirurgiche affrontate e, in modo abbastanza ovvio, questo avrà una riconversione maggiore in centri più frequentati (quindi di un centro abitato medio-grande) rispetto ad una realtà di un piccolo paese oltre alla possibilità di effettuare procedure meno frequenti ed aumentare il proprio bagaglio di conoscenze mediche.

Quest’ultimo dato che prende in considerazione il bacino di potenziali pazienti è significativo considerando che il nostro Paese si fonda sulla stragrande maggioranza di  centri abitati medi e piccoli rispetto alle realtà cittadine: i dati ISTAT – aggiornati a gennaio 2024 – mostrano che in Italia sono presenti circa 7.896 comuni e la maggior parte di essi hanno una popolazione totale inferiore alle 20.000 unità; perciò se si considera questo dato per capire le possibili scelte da parte degli ipotetici candidati avremo già un’idea più chiara della potenziale scarsa appetibilità di molte posizioni proposte a livello ministeriale.

È inoltre molto importante ricordare che per diventare chirurgo l’iter formativo è davvero molto impegnativo e richiede una formazione di 6 anni di percorso universitario e 3 anni di specializzazione e praticantato; questa durata va necessariamente considerata se si ipotizza un naturale ricambio generazionale perché è fondamentale che ci siano medici pronti nel momento in cui le strutture ospedaliere ne abbiano richiesta.

Una interessantissima inchiesta di DataRoom ha messo in evidenza che in molti casi sono stati indetti dei concorsi ma che non si riesce a trovare personale. Nello specifico si prendeva in esame la sanità nel Nord-Est e i risultati sembrano davvero scoraggianti evidenziando che più di un concorso è andato a vuoto oppure che i vincitori hanno rifiutato l’incarico assegnato.

Tutto ciò mostra anche che molti specializzandi scelgono specializzazioni meno stressanti ed una tra tutte (Medicina d’urgenza) risulta sempre meno considerata dai futuri medici e porterà ad un crollo sempre più evidente del numero degli stessi disponibili in questo reparto.

La soluzione sembra essere scegliere medici già pronti e formati provenienti da altri paesi ma la burocrazia non aiuta e rende l’iter difficile.

Come si è arrivati a questo? Molto dipende dalla scelta pregressa dei singoli studenti e futuri medici ma anche dalla possibilità di scegliere se impegnarsi in un ospedale pubblico o alla libera professione (quest’ultima considerevolmente più retribuita). I dati offerti dal Ministero della Salute parlano di un incremento, in media e non considerando le specializzazioni più sottoposte a turni massacranti come detto prima, ed un ritorno a livelli normali dal 2027.sfondo azzurro con ,a destra, pillole, provette e altri utensili dei medici ed infermieri

Tutto ciò riguarda il mondo dei medici mentre diversa ma, analogamente, drammatica è la situazione del comparto infermieristico che risulta ancora più in difficoltà; un’idea della carenza di infermieri al momento in Italia viene fornita dalla FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) che riporta un dato allarmante: entro il 2033 ci saranno circa 127000 pensionamenti in questa categoria e, nel 2023, ci sono stati ben 6.000 cancellazioni all’albo dove quasi 1500 tra questi provengono da Piemonte e Lombardia (preferendo il lavoro frontaliero in Germania e Svizzera). All’appello mancherebbero circa 175000 infermieri (di cui 40000 solo per mettere in pratica il PNRR).

Queste cifre mostrano una futura implosione del settore sanitario soprattutto se non si deciderà di sbloccare finanziamenti necessari al potenziamento dei medici e degli infermieri che, occorre ribadirlo, sono troppo preziosi per farseli scappare.

Speriamo che anche i nostri ministri la pensino come noi!

Se avete voglia di approfondire suggeriamo un articolo sul tema dal titolo Un sistema sanitario poco nazionale.

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Ludovica Cassano