ECUADOR: LA “DEPLOREVOLE” LOTTA PER IL POTERE CONTINUA IN CARCERE

ECUADOR: LA “DEPLOREVOLE” LOTTA PER IL POTERE CONTINUA IN CARCERE

La guerriglia scatenatasi il 28 settembre nel carcere di Guayaquil porta alla luce le fratture che corrodono il sistema in Ecuador, costringendo il Presidente a dichiarare lo stato di emergenza e a pianificare nuove misure per garantire la sicurezza del Paese.

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Intorno alle 9:15 (ora locale) di martedì 28 settembre, nel carcere di Guayaquil, in Ecuador, è avvenuto il peggior massacro registrato nella storia del Paese e uno dei più sanguinosi dell’America Latina.

Tutto è cominciato la sera del 24 settembre, quando in occasione del compleanno di uno dei capibanda dei Los Choneros, Victor, i suoi uomini hanno scritto un biglietto in cui rivendicavano il suo controllo nei padiglioni del penitenziario. Il gesto, non apprezzato dai rivali – Los Lagartos e Los Tiguerones –, ha dato il via a una serie di attacchi armati, premeditati durante il fine settimana. La miccia è esplosa nei padiglioni 8 e 9. Sotto attacco, poi, anche quelli di massima sicurezza, l’1 e il 3. E, per ultimo, il padiglione 5, dove Los Choneros hanno risposto.

Decapitazioni, mutilazioni, 116 morti e circa 80 feriti. Questo è stato il saldo dichiarato dalle autorità ecuadoriane che dopo cinque ore sono riuscite a riportare una relativa tranquillità nel penitenziario. Per placare la sommossa, c’è stato bisogno dell’intervento di centinaia di agenti: 400 poliziotti che sorvegliassero l’edificio dall’esterno per evitare che ci fossero fughe, e diverse unità specializzate. Per porre fine ai disordini, e prevenire possibili nuove guerriglie in altri penitenziari del Paese, il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso si è visto costretto a dichiarare uno stato di emergenza nel sistema carcerario nazionale con validità di 60 giorni.

Gli allarmanti precedenti

Non è la prima volta che nelle prigioni del Paese avviene un episodio simile. Al contrario, questo è il terzo registrato in meno di un anno. A febbraio una serie di disordini simultanei in quattro carceri diverse – fra queste anche quello di Guayaquil – ha causato la morte di 79 detenuti; a luglio, invece, le vittime sono state 22. Fino ad ora, il precedente di febbraio era considerato il peggiore.

Carceri in Ecuador

In molti sostengono che ciò che sta succedendo sia il risultato dell’aumento esponenziale del narcotraffico nel Paese. In Ecuador passa più di un terzo della cocaina colombiana, che poi viene trasportata negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Negli ultimi anni, i sequestri sono aumentati del 100%. Le bande rivali nelle carceri, quindi, portano avanti quello che avviene fuori: la lotta per il potere sul territorio, cosa che il presidente Lasso ha definito “deplorevole”.

Sebbene in tutte le carceri tutto ciò che entra ed esce dovrebbe essere registrato, quanto accaduto dimostra che neanche in questa occasione detta pratica è stata rispettata. Nell’ultimo massacro, infatti, sono stati utilizzati coltelli, armi da fuoco e persino munizioni e granate. Tutte armi, ovviamente, procurate dall’esterno.

Le sfide dell’Ecuador

Questo fatto porta alla luce due importanti problematiche che il Paese sta vivendo da anni. La prima è quella di un sistema carcerario corrotto. A tal proposito, già da diverso tempo, enti e organizzazioni per i diritti umani, oltre che esperti in materia di sicurezza, avevano denunciato la situazione. In un tweet di luglio, per esempio, Fausto Cobo, direttore dell’Intelligence ecuadoriana, aveva affermato che la crisi carceraria non è altro che il risultato dell’influenza e dell’infiltrazione delle attività del narcotraffico in tutti gli organi dello Stato.

Tweet di fausto Cobo
“Il sistema carcerario è controllato da narcotrafficanti criminali che hanno trasformato le prigioni in terreni di guerra tra cartelli e mafie per dispute di comando, controllo, mercati e territori per svolgere le loro attività criminali. DEPLOREVOLE: le autorità NON NE AZZECCANO UNA!”

La seconda grande problematica è il sovraffollamento delle carceri. Anche se un po’ diminuito rispetto al passato, il numero elevatissimo di detenuti ne rende difficile il controllo. Secondo il Comitato Permanente per la Difesa dei Diritti Umani, attualmente, si sta superando del 30% la capacità stimata delle prigioni. Ad oggi, infatti, i detenuti in galera ammonterebbero a 40.000, quando in realtà dovrebbero essere al massimo all’incirca 28.500. Fra questi, circa il 7% è stimato essere costituito da capibanda e persone violente. Anche in questo caso, il narcotraffico risulta essere la causa principale.

In tutto ciò, non bisogna dimenticarsi della crisi economica che da qualche anno sta colpendo il Paese e che implica una diminuzione dei fondi per le carceri.

Le nuove misure stabilite da Lasso

Dopo il massacro di settembre nel Penitenziario El Litoral, il presidente Lasso ha dichiarato il sostegno del Paese alle famiglie dei feriti e delle vittime. Inoltre, ha annunciato che il piano per garantire il controllo delle carceri progettato alcuni mesi fa, data la situazione, subirà un’accelerazione. Il progetto prevede ingenti investimenti in tecnologia di sorveglianza e infrastrutture.

 

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Chiara Conca