Gioventù bruciata

Gioventù bruciata

di Chiara Rebeggiani

A due anni dall’inizio della pandemia, quando finalmente si stava cominciando ad intravedere un barlume di speranza per un ritorno alla normalità, ecco che la guerra in Ucraina piomba sulle giovani esistenze dei nostri figli scaraventandoli di nuovo in un baratro angosciante di insicurezza, paura e incertezza sul proprio futuro.

Sin dall’inizio della crisi Ucraina l’associazione milanese “Laboratorio Adolescenza” e l’Istituto di ricerca IARD, cherealizzano periodicamente indagini sugli stili di vita degli adolescenti italiani, hanno effettuato uno studio su un campione di circa 5000 studenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni, per per avere un riscontro degli effetti del conflitto sulla loro psiche.

I risultati destano sconcerto.

I nostri figli, a dispetto di una esteriore apatia ed egocentrismo, in realtà stanno affrontando una situazione di sofferenza.

I risultati della ricerca, anticipati al quotidiano La Repubblica, hanno evidenziato un’acuita sensibilità per le stragi civili e per il dolore umano.

3 adolescenti su 4 infatti temono l’imminente scoppio della TerzaGuerra Mondiale.

Anche le preoccupazioni economiche derivanti dal conflitto ucraino stanno minando la serenità dei nostri giovani.

8 ragazzi su 10 infatti sono a conoscenza dell’aumento dei costi per via della guerra e sanno, pertanto, che in famiglia si deve tirare la cinghia.

Un altro aspetto interessante che si evince da questa indagine è quello umanitario: molti giovani non sono indifferenti alla sofferenza del popolo ucraino e manifestano preoccupazione in generale per il coinvolgimento dei civili nel conflitto.

Tale evidenza mostra un aspetto del carattere dei nostri figli che in condizioni normali appariva latente, ovvero la compassione per il dolore altrui.

Tra i tanti studi sulla salute mentale degli adolescenti emerge quello condotto dall’Associazione Nazionale Di. Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo).

Il sondaggio, a titolo “La salute mentale dei giovani tra pandemia e guerra”, rivela che 7 adolescenti su 10 sperimentano uno stato di rabbia non solo verso l’esterno ma anche contro sé stessi.

A questo si aggiunge purtroppo uno stato di depressione cronica per il 50% degli intervistati, soprattutto per le ragazze tra i 14 e i 19 anni, con conseguente sfiducia in sé stessi e abbassamento del tono dell’umore.

Sempre nell’età compresa tra i 14 e i 20 anni, inoltre, un individuo su tre pensa alla morte come possibile via di uscita da una situazione esistenziale angosciante.

Aumentano anche i casi di autolesionismo: 1 intervistato su 6 afferma che per sfogare il proprio malessere e la propria frustrazione, si è inflitto delle ferite.

A dispetto di tutto ciò, i giovani si tengono comunque informati circa l’attuale situazione internazionale.

Quindi se da una parte lo smartphone può condurli ad uno stato di alienazione, relegandoli in una dimensione digitale e irreale, dall’altra l’accesso illimitato al web li immerge completamente nell’infosfera.

Questa è la realtà dei nostri giovani, compressi tra un presente privo di spensieratezza e un futuro su cui incombono nubi sempre più nere.

I nostri ragazzi sono stati privati dell’adolescenza passando direttamente all’età adulta attraverso le macerie di un mondo devastato dal Covid e da questo conflitto infame.

Un punto di vista più vicino e autentico ci viene fornito in tal senso da alcuni giovani studenti che abbiamo intervistato.

1.Dopo la pandemia come vivi il conflitto in Ucraina? Quanto e come ti tieni informato?

Giulia – All’inizio il conflitto in Ucraina l’ho vissuto male perché tramite i social si è sempre esposti a immagini forti e anche per il fatto stesso che l’Ucraina è molto vicina all’Italia avevo paura che la guerra potesse arrivare anche qui.

Solo sentire il termine “guerra” e vederla così vicina non mi faceva star bene anzi mi faceva molto impressione. All’inizio mi tenevo informatissima tramite i telegiornali, adesso invece mi tengo informata ma con meno apprensione.

Benedetta – Questo stato di emergenza per via della guerra lo vivo quasi con più paura rispetto allo stato, ormai passato, d’emergenza da Covid.

Mentre la pandemia ci poneva in uno stato d’emergenza controllato, la guerra invece è qualcosa fuori dal nostro controllo e questo genera ansia.

Mi tengo informata con i telegiornali e tramite il web sempre verificando le fonti delle informazioni.

Beatrice- Sono molto angosciata, prima la pandemia che ha cambiato le nostre vite e ora la guerra in Ucraina.

Molto spesso ripenso a qualche anno fa quando ero al liceo e dove mi toccava studiare storia. Mentre leggevo e studiavo ho sempre pensato di essere stata molto fortunata a nascere nel ventunesimo secolo.

“Vedevo e pensavo alla guerra come qualcosa di lontano e quasi surreale”.

Non avrei mai immaginato che, nel nostro secolo, sarebbe scoppiata una pandemia globale e una guerra in Europa.

Mi sono “illusa” che l’uomo, soprattutto dopo le atrocità della Seconda guerra mondiale, avesse imparato che la guerra è un orrore.

Se devo essere sincera mi tengo poco informata riguardo quello che sta accadendo in questi ultimi tempi.

“Penso che sia molto importante informarsi e rimanere aggiornati su quello che succede, ma ogni volta che lo faccio sto male”.

Sui social e su internet siamo bombardati continuamente di immagini e notizie riguardo la guerra.

 

  1. Quali i pensieri dopo questi due anni di pandemia e ora con la guerra; la situazione attuale sta negando in qualche modo il tuo diritto a crescere “serenamente”?

Giulia – Io non penso che la guerra stia negando il mio diritto di vivere serenamente, perché per ora la guerra è lontana e dopo il Covid cerco di buttarmi dietro le spalle certi pensieri e cerco di andare avanti perché altrimenti non vivo più!

Secondo me questa situazione va messa da parte. Il che non significa essere indifferenti e insensibili ma significa cercare o creare, anche nell’impossibilita della situazione, le condizioni per vivere serenamente.

Benedetta – Io penso che in qualche modo questa situazione neghi la possibilità di crescere serenamente, perché per esempio io sono passata dai 16 ai 18 anni e in questi due anni ho riscontrato un “Buco” ovvero non ho idea di cosa sia successo nella mia vita in questi due anni e allo stesso tempo il Covid in generale ha lasciato uno stato di paura per tutto quello che all’inizio era normale come i contatti umani che ora invece fanno paura.

“Siamo stati costretti a crescere rapidamente, sapere già come comportarci, come seguire i protocolli, come obbedire senza fare domande”.

Beatrice- Purtroppo noi adolescenti e bambini siamo la generazione più penalizzata. Siamo diventati più fragili e i sentimenti che ci accomunano sono paura, angoscia, rabbia e una profonda tristezza.

Io sono una ragazza di quasi 20 anni e la mia vita, dopo quanto è accaduto, è cambiata drasticamente. Passo molte ore della giornata chiusa nella mia stanza.

La pandemia è iniziata mentre ancora frequentavo il quarto liceo, quando ancora ero una ragazza spensierata. Il covid mi ha tolto le relazioni sociali e quindi il poter stare con i miei coetanei, il contatto fisico con le persone, la voglia di impegnarmi in quello che facevo, la voglia di studiare e il godermi la mia adolescenza.

“Il covid e la guerra messi insieme hanno amplificato in me sentimenti come la paura, l’ansia e la rabbia”.

Da quando ho finito il liceo nel 2021, sto passando uno dei periodi più brutti della mia vita; infatti, ho paura del futuro, ho paura di quello che mi aspetta là fuori nel mondo.

Non riesco più a trovare un senso alla mia esistenza, mi sento spaesata, persa.

La mia mente è sempre piena di pensieri negativi e catastrofici come: che senso ha studiare all’università se non si trova lavoro?

Inoltre, una cosa che mi demoralizza tanto è che purtroppo viviamo in un paese e in un periodo storico a cui importa poco di noi giovani.

Non veniamo considerati minimamente e questo è molto triste perché oltretutto gli adulti non fanno altro che giudicarci quando invece vorremmo essere compresi per una volta.

Quante volte ci siamo sentiti dire: questi giovani d’oggi, non hanno voglia di lavorare e di fare niente!

La verità è che vivere tutto questo ci ha fatto perdere la motivazione, ci fa vivere nell’incertezza del futuro e non ci spinge a credere in noi stessi e nelle nostre capacità.

3.Le immagini che scorrono quotidianamente davanti ai nostri occhi suscitano in te un sentimento d’indifferenza o ti pongono degli interrogativi personali di fronte la drammaticità del conflitto?

Benedetta – Le immagini in parte danno l’idea di quello che sta succedendo, sono immagini forti che lasciano un segno.

Vedere queste immagini non genera indifferenza, invece mi pone in un atteggiamento di impotenza, cioè mi chiedo cosa posso fare io, come posso contribuire per raggiungere un’idea di pace?

Allo stesso tempo proprio per la crudezza di queste immagini mi sento inadeguata alla risoluzione di questa situazione di guerra.

Beatrice – Personalmente non mi è ancora capitato di confrontarmi con i miei coetanei sulla tematica della guerra, di più con gli adulti.

Ho notato che all’inizio c’era più interesse e partecipazione alle notizie e agli eventi che accadevano, forse anche per una paura personale o per le ripercussioni che ci sarebbero potute essere nel nostro paese.

Le immagini che la televisione ci propone sono sempre le più drammatiche .

“Dopo tutto quello che sta succedendo mi viene da pensare che nessuno abbia a cuore la pace e la cura dell’essere umano”.

Questo sicuramente colpisce la mia sensibilità e mi fa sprofondare nel pessimismo e nella sfiducia di un ideale di pace che non è ben chiaro a nessuno.

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Chiara Rebeggiani