Psicodramma-19

Psicodramma-19

Il punto sulla situazione attuale ,i provvedimenti e gli studi condotti  sul Coronavirus Disease in ambito psicologico.

Esattamente due anni fa, il 20 Gennaio 2020 durante una storica conferenza stampa della China’s Health Commision, avvenne la prima conferma della  trasmissione del Coronavirus da uomo a uomo e con essa la constatazione della nascita di una nuova malattia virale identificata con il nome di COVID-19(Coronavirus Disease).

L’11 Marzo 2020 l’OMS dichiara lo stato di pandemia.

La rapida diffusione su scala mondiale di questa patologia ha completamente stravolto le abitudini e gli stili di vita di ognuno di noi, ma soprattutto si è lasciata alle spalle un numero impressionante di vittime.

Il nome scientifico della malattia “Covid” prende il sopravvento nel nostro parlato comune mentre sui mezzi di comunicazione non si legge e non si sente parlare d’altro.

Un incubo ad occhi aperti che squarcia la serenità di migliaia e migliaia di vite, in un crescente allarmismo legato ai livelli record di diffusione e all’alto tasso di mortalità.

Ad aumentare lo stato di tensione si aggiunge lo stress del lockdown vissuto in uno stato di confusione generale, la didattica a distanza per i nostri figli, il lavoro da casa, le immagini dei reparti di terapia intensiva dove i pazienti muoiono soli e poi la speranza di guarigione, di aver trovato una cura, i vaccini, che non si sa se siano sicuri o no, non si sa se abbiano effetto oppure no.

E quando sembrava esserci un barlume di speranza, il virus muta e siamo di nuovo da capo.

L’economia precipita, la gente perde il posto di lavoro. La situazione di tensione dei nuclei familiari, costretti a vivere 24 ore su 24 rinchiusi in casa, si fa sempre più allarmante.

Tutte queste tensioni hanno lasciato ferite profonde nelle nostre fragili menti, scatenando patologie psicologiche o aggravandone quelle esistenti.

L’allerta viene lanciato quando l’epidemia era ancora agli inizi dall’Istituto Superiore di Sanità in un articolo dedicato all’impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale, in cui affermava che:

Benché in tutti i paesi le conoscenze sull’impatto della pandemia sulla salute mentale siano ancora limitate e perlopiù derivate da esperienze solo parzialmente assimilabili all’attuale epidemia, è verosimile che la domanda di interventi psicosociali aumenterà notevolmente nei prossimi mesi e anni”.

Infatti questa tendenza si registrerà già dal primo anno di pandemia portando ad esaurimenti nelle scorte di farmaci antidepressivi e ansiolitici, e ad un aumentata richiesta di assistenza psicologica.

Il virus incute terrore, fa vivere nell’ansia e toglie il sonno e pertanto la gente comune corre ai ripari come può, curandosi dapprima con metodi naturali (melatonina e valeriana i più comuni) per poi passare agli ansiolitici e antidepressivi, molto spesso somministrati in modalità “Fai da te”.

Con due anni di ritardo infine il governo vara nel 2022 il bonus psicologo, ovvero un contributo per sostenere le spese relative alle sessioni di psicoterapia per chi ha sofferto e soffre di ansia, stress e depressione da COVID.

Dalle prime statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità relative al fenomeno dell’aumento delle patologie psicologiche causate dal Covid, si evince che i livelli di ansia, depressione e stress, misurati soprattutto in lunghi periodi di lockdown, sono risultati superiori a quelli stimati prima dell’emergenza sanitaria.

Altri studi hanno invece evidenziato come la giovane età, la presenza di un familiare con sintomi, la solitudine e i problemi finanziari siano state le cause scatenanti di questi stati ansioso-depressivi.

Inoltre uno studio condotto a livello mondiale dai docenti dell’Università del Queensland ha evidenziato 53 milioni di casi in più di depressione maggiore (+28%) e 76 milioni di casi in più di disturbi d’ansia (+26%) nel 2020 collegati alla pandemia.

Per offrire ai nostri lettori una panoramica approfondita sull’argomento, abbiamo interpellato il dott. Matteo Reggio D’Aci Psichiatra e Psicoterapeuta, socio della Cooperativa Sociale di Psicoterapia Medica di Roma.

In che modo il Covid ha contribuito all’insorgenza di depressione e disagi psicologici? C’è un legame biologico, una base organica?

Dobbiamo considerare tre ordini di fattori. Il primo è il virus come microrganismo, il secondo sono le misure adottate per contrastarne la diffusione e il terzo è quella specifica caratteristica dell’essere umano di dare senso a ciò che lo circonda, oltre ai dati oggettivi.

A questo punto possiamo affermare che il virus in senso stretto non provoca danni psicologici, così come nemmeno le misure di contenimento di per sé per periodi limitati lo fanno, ma se andiamo ad indagare quale senso questi fattori possono assumere nella mente delle persone allora sì, la pandemia ha avuto e sta avendo molte ripercussioni sulla realtà psichica della popolazione.

Il virus evoca, in ambito psicologico, spettri di pericolosità nella relazione con gli altri, di essere lesi o di ledere i nostri vicini in modo subdolo, caratteristici di ideazioni psicopatologiche.

Le misure di distanziamento e la sospensione di tante attività non necessarie alla sopravvivenza del corpo, possono dare un’idea dell’essere umano come entità esclusivamente biologica, negando l’importanza di quegli aspetti non materiali fatti di affetti e fantasie che caratterizzano la nostra specie e che sono altrettanto necessari alla nostra salute, mentale e non solo.

Che tipo di problematiche psicologiche presentano i soggetti che hanno avuto il Covid?

Sicuramente, come tutte le malattie, anche il Covid può causare stress e paure tipiche degli eventi traumatici, ma le problematiche maggiori vanno sempre inquadrate nelle dinamiche psichiche più profonde che, come accennato prima, sono legate a pensieri latenti che possono alterare un sano rapporto con la realtà umana.

Quale l’impatto che questa patologia (Covid) ha avuto sulla vita sociale, lavorativa, sulla vita degli studenti e quale sulle dinamiche familiari?

Diversi studi sono stati pubblicati e molti sono in corso.

Sicuramente l’impatto della pandemia su tutti gli aspetti sociali e relazionali della popolazione è rilevante, ma ci sarà bisogno di tempo per capirne l’entità.

Di che tipo di problematiche parliamo? La frequenza? E quale l’età più colpita.

Le problematiche psicologiche indotte possono essere molto varie: da ansie e preoccupazioni fisiologiche, fino a patologie vere e proprie a carattere depressivo o paranoicale.

Dati certi sulla frequenza ancora non ne abbiamo, ma possiamo affermare che l’età dell’adolescenza sembra essere quella più colpita.

E questo è abbastanza prevedibile in quanto l’adolescenza è il periodo della vita in cui si osa di più nel rapporto con gli “sconosciuti”, un’esigenza che è stata fortemente limitata in questi due anni.

Di che entità è la gravità di queste manifestazioni?

Come dicevo, l’entità e la gravità possono essere molto varie. Tanto dipende da quanti “anticorpi” contro le idee distruttive e svalutanti sui rapporti umani e sulla visione dell’essere umano in generale abbiamo sviluppato.

Condividi:

Chiara Rebeggiani