Adottati da un server

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Estensioni digitali

L’utilizzo dello smartphone e in generale di internet sta avendo un enorme effetto sulle nostre vite. Il ‘telefono celluare’ è diventato un’estensione del nostro corpo, quasi un apparato aggiunto del quale il nostro organismo sembra non poter fare a meno.

Tale effetto si estende inevitabilmente anche sulle giovani esistenze dei nostri figli che crescono in una relazionalità continua con lo schermo al plasma e il touchscreen.

Secondo alcune statistiche l’Italia sta raggiungendo il primato statunitense dei bambini iper-connessi, infatti è stato evidenziato che 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare un cellulare, mentre il 30% dei genitori fa uso dei dispositivi digitali per calmare o distrarre i propri figli in un età compresa tra i 0 e 2 anni.

Alcuni studiosi ritengono che questa pratica potrebbe essere la causa di comportamenti alterati da sovraesposizione agli strumenti digitali.

Istruzioni per l’uso

I ‘nativi digitali’, a differenza di noi immigrati, nascono e crescono in un’epoca in cui tutto è a portata di dito.

La facilità di accesso alle reti sociali e le enormi possibilità che offre internet fanno dello smartphone uno strumento potentissimo il cui corretto uso deve essere insegnato alle  nuove generazioni.

Per rispondere ad alcune domande sulle problematiche derivanti dall’uso eccessivo degli smartphone da parte dei bambini, nonché sui rischi della sovraesposizione degli stessi ad alcuni contenuti sensibili del web, quali ad esempio violenza e pornografia, abbiamo ascoltato la dottoressa Teresa Scicchitano che ha collaborato con l’associazione Moige e con ITCI- Istituto di terapia cognitiva interpersonale, nella prevenzione e cura delle dipendenze digitali.

 

  1. L’uso eccessivo della tecnologia ha effetti negativi sulla percezione della realtà nell’età evolutiva?

Qui la parola chiave è percezione perché è un concetto particolare. Fondamentalmente la percezione che noi abbiamo e che anche i bambini hanno della realtà può essere alterata e questo nel web spesso avviene.

Prendiamo ad esempio l’uso dei videogiochi: gli stimoli che i bambini ricevono all’interno di un video game hanno un ‘intensità’ tale da coinvolgere i sensi e l’attenzione in modo molto particolare.

Se chiedessimo ad un bambino che ha utilizzato il tablet per un’ora quanto tempo crede di aver giocato, probabilmente ci risponderebbe dieci minuti, o qualcosa di simile. Questo perché è la percezione del tempo che viene alterata.

Così quando ciascuno di noi, non solo i bambini, entra nel web viene assorbito da uno “spazio-tempo” differente, tornare alla realtà può essere molto frustrante e talvolta problematico.

 

  1. Quali sono i problemi a livello linguistico e di apprendimento?

I DSA che sono i disturbi specifici dell’apprendimento sono tanti e differenti e quindi è difficile fare un discorso unico per tutti, però per ciascuna di queste forme penso che la tecnologia possa sia essere una risorsa che un limite.

Immaginiamo ad esempio se un disgrafico o un dislessico avessero la possibilità di stendere un testo in formato digitale.

Noi a livello didattico otterremmo una qualità più alta del suo elaborato perché non avrebbe l’ostacolo del suo deficit nel formulare i suoi pensieri e attingere alle sue potenzialità, o comunque l’avrebbe ma in maniera ridotta; quindi, in qualche modo noi dobbiamo concepire la tecnologia come una risorsa per alcune problematiche.

Problematiche in aumento

Un dato oggettivo è che c’è stato un incremento di queste problematiche. Ciò è dovuto in parte ad una maggiore diagnosi (una volta infatti non venivano riconosciuti molti DSA), in parte anche al fatto che i bambini conducono uno stile di vita differente rispetto a venti anni fa.

Insegniamo ai nostri figli ad annoiarsi

Prendiamo ad esempio la variabile del TEMPO: oggi la giornata è scandita da moltissime attività, spesso frenetiche, il concetto stesso di “attesa” è concepito come un limite, un ostacolo, qualcosa da evitare. In questo i mezzi digitali vengono in grande aiuto, se di aiuto possiamo parlare, perché eliminano la noia dell’attesa: non ci si annoia più (con la conseguenza paradossale che ci si annoia molto di più, perché tutto è meno stimolante e più noioso).

L’apprendimento invece richiede del tempo, richiede costanza e fatica. Devo esercitarmi e ripetere lo stesso esercizio molte volte prima di poter padroneggiare un concetto o uno strumento.

Questa esercitazione e lentezza dell’apprendimento è molto lontana dai tempi con cui i bambini sono abituati ad ottenere qualcosa.

Pensiamo ai cartoni animati: oggi i ritmi di un cartone sono molto differenti e frenetici rispetto a quelli di una volta, un classico come “la bella addormentata nel bosco” e l’attuale “Masha e Orso” sono due estremi opposti in questo senso.

Quindi la concezione del tempo e i tempi di attenzione impattano fortemente sullo sviluppo sia da un punto di vista cognitivo che sociale.

 

  1. Quali i consigli per un genitore?

Il primo consiglio è quello di non demonizzare, ma monitorare. Io penso che non sia giusto avere una concezione solo negativa degli strumenti relativi alle nuove tecnologie.

Nell’epoca in cui viviamo è giusto insegnare ai nostri bambini ad avere un corretto utilizzo di questi strumenti però allo stesso tempo non sottovalutarne i rischi.

Tradotto nella pratica significa consentire l’accesso ai dispositivi ma con delle regole e dei tempi prestabiliti e quindi non lasciare libero sfogo del loro utilizzo perché i bambini non posseggono la capacità di autocontrollarsi.

Il secondo elemento molto importante è stare attenti a quelli che possono essere i segnali di allarme qualora dovesse subentrare una reale problematica, come ad esempio una vera e propria dipendenza dalla tecnologia.

Un sintomo osservabile è la perdita d’interesse per quelli che erano gli hobby e le attività che il bambino prima amava fare e quindi una perdita d’interesse per quello che è il reale.

Un altro segnale potrebbe essere un calo della soglia di attenzione o anche maggiore irritabilità quando l’utilizzo del dispositivo è impedito da qualche ragione.

Questi ed altri sono campanelli di allarme che possono portare un genitore a rendersi conto che la situazione del proprio figlio si sta aggravando.

  1. Quali le problematiche legate alla pornografia alla violenza e più in generale alla sovraesposizione al web?

Per quanto riguarda violenza e pornografia la risposta ce la fornisce la teoria dell’apprendimento, in particolare il concetto di “apprendimento per modellamento” di Bandura. Quest’ultimo non è altro che il risultato dell’assorbimento di una serie di comportamenti e azioni da parte di un soggetto inserito in un determinato contesto.

Questa predisposizione è fondamentale per il bambino che infatti apprende non solo ciò che gli viene spiegato a livello verbale, ma anche e in modo più implicito, il comportamento non verbale dell’adulto di riferimento (diciamo spesso infatti che il bambino non fa ciò che il genitore dice, fa ciò che il genitore fa).

Se trasliamo questo concetto e ci caliamo nella realtà virtuale del videogioco violento, ci accorgiamo di come, tramite il modellamento, quel bambino apprenderà una serie di comportamenti e di azioni che saranno più aggressive rispetto a chi fa uso di altre applicazioni.

È stato infatti riscontrato un aumento di comportamenti aggressivi nei bambini che fanno uso di questo tipo di videogiochi.

Quindi oltre alla sovraesposizione quando cedo un dispositivo a mio figlio, se sotto una certa età, devo monitorare quello che fa e che vede, oppure inserire dei filtri. Di questi ne esistono molti tipi, uno di questi è il parental control.

Rispetto alla pornografia, dobbiamo considerare che se un bambino incappa in contenuti pornografici in qualche modo gli rimarrà impressa nella sua memoria un’immagine che non potrà essere cancellata in alcun modo.

Tale esposizione a contenuti pornografici potrebbe avere delle forti ripercussioni sul suo vissuto interno, su ciò che potrà essere il contatto e l’accettazione del proprio corpo o di quello altrui.

In queste situazioni la figura genitoriale è fondamentale. L’interazione fra adulto e bambino è alla base di un intervento per poter arginare le ansie le paure che l’incapacità di comprendere alcuni contenuti genera e che l’esposizione prematura alla pornografia può provocare.

  1. Il 15 marzo 2021 è stata presentata dall’ex ministro dell’istruzione Fioramonti una proposta di legge per regolamentare l’uso di smartphone e tablet al di sotto dei 12 anni: lei cosa ne pensa?

Penso che sia una buona cosa non esporre il bambino al di sotto di una certa età all’utilizzo non controllato di questi strumenti. Lasciare libero accesso al web senza regole e filtri è certamente un comportamento ad alto rischio.

Negare e demonizzare del resto è poco saggio. Anche i genitori più spaventati devono fare i conti con il fatto che prima o poi i loro figli si troveranno ad avere accesso alle nuove tecnologie: in quel momento più il genitore sarà stato in grado di insegnargli il corretto utilizzo, quindi di fornirgli la consapevolezza che la tecnologia è sia una risorsa che un rischio, e più il figlio sarà consapevole e la userà bene.

La soluzione è accompagnare le nuove generazioni verso un corretto utilizzo, cosa che è possibile se noi adulti in primis lo mettiamo in atto con i nostri dispositivi.

 

 

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Chiara Rebeggiani