La street art tesa alla valorizzazione dei territori urbani

Si potrebbe dire che le vie della comunicazione sono infinite, soprattutto quando a definirle subentra l’arte e la fantasia.
Rublanum è un’associazione calabrese di promozione sociale nata a Rogliano, in provincia di Cosenza e promuove una nuova forma di comunicazione allo scopo di recuperare zone urbane dismesse tramite l’arte. Dal 2012 organizza il festival di street art “Gulìa Urbana” che ha la finalità di promuovere e valorizzare le zone più periferiche delle città. Opera attingendo specialmente al mondo del writing (forma artistica basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano), dell’arte urbana e della street art (è l’arte che si manifesta nei luoghi pubblici).

Lo scorso settembre il festival, giunto alla nona edizione, è approdato per la prima volta in Puglia curando il progetto “T.R.U.St.”, acronimo di Taranto Regeneration Urban and Street, introducendo nella città ionica il concetto di “museo a cielo aperto”. Alice Pasquini, Tony Gallo, Uno, Cheone, Dimitris Taxis e Checko’s Art sono stati gli street artist presenti alla manifestazione e hanno operato su alcune facciate dei palazzi del Quartiere Paolo VI, sulla superficie esterna della palestra Ricciardi e su una facciata della biblioteca comunale Acclavio, che è stata inaugurata per l’occasione.
Giacomo Marinaro, direttore artistico del festival, spiega che l’idea di collaborare con la città dei due mari è sorta dal suo incontro con Mario Pagnotella, stretto collaboratore dell’evento, con la finalità di organizzare un contenitore artistico-produttivo stabile, capace di riqualificare le attitudini della città. Il Direttore sottolinea che T.R.U.St. si è potuto concretizzare grazie all’ausilio del Comune di Taranto, specialmente dalla forte volontà dell’assessore allo Sviluppo Economico, Turismo e Marketing Territoriale, Fabrizio Manzulli.
Quest’ultimo ha esortato anche alla realizzazione di un murales in memoria dello scrittore e giornalista tarantino Alessandro Leogrande. Disegnato difatti magistralmente in un luogo culturale come la biblioteca comunale e a supportare quest’iniziativa è intervenuto anche l’ente “Programma Sviluppo”.
L’idea di voler intervenire su una parete della palestra Ricciardi è invece legata al fatto che, continua Marinaro: “quest’area sarà il centro nevralgico di quelli che saranno poi i Giochi del Mediterraneo 2026, come a simboleggiare l’inizio dei lavori ed un inizio per la campagna pubblicitaria degli stessi”.
Nella seconda immagine è rappresentato il murales “Sogni d’oro amici miei”, 30×12 m, di Tony Gallo e il cui significato è il dono. L’idea di quest’opera è sorta all’artista durante il lockdown, per fabbisogno vi erano associazioni di categoria che portavano i beni primari alle persone, Gallo, invece, ha raffigurato un’altra tipologia di beni. Evidenti nella borsa, sono dei peluche che vengono portati al fine di donare delle emozioni.

Abbiamo intervistato anche il presidente di Rublanum, Andrea Falbo che, con Marinaro, ha spiegato che quando si guarda un murales bisogna partire dal presupposto che questo potrebbe non avere un significato ma che il bello genera il bello. Il dipinto è dunque un quadro che appartiene a tutti e in maniera un po’ presuntuosa è anche l’osservatore che dà la propria chiave di lettura. “In un certo senso c’è anche quella dolce presunzione da parte nostra di voler dare uno stimolo a chi cose del genere non le ha mai viste quindi è anche un modo per stimolare la creatività”. A tal proposito, aggiungono, che l’opera degli artisti Alice Pasquini e Uno, era partita come mero esercizio stilistico ma in corso d’opera ha acquisito un significato stimolante soprattutto per chi ancora osserva con gli occhi del pregiudizio retrogrado. Gli street artist hanno infatti rappresentato una giovane donna con i capelli corti e la maggior parte dei passanti, incluse tante bambine, erano e sono rimasti fermamente convinti che sia raffigurato un uomo, nonostante sia stato spiegato loro il contrario.
In una società, in parte ipocrita e talvolta antiquata, i capelli corti potrebbero non essere sinonimo di femminilità. Questo singolare esempio testimonia che la street art è una forma di comunicazione che serve anche per proporre degli interessanti spunti di riflessione e per aprire nuovi orizzonti lì dove i retaggi culturali faticano a sradicarsi.
Giulia Lupoli

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Giulia Lupoli