Salvi la Terra chi può! Investire negli ecosistemi

Salvi la Terra chi può! Investire negli ecosistemi

Azzerare il consumo di suolo e le emissioni di CO2 non basterà. La call to apply per giovani attivisti dell’ambiente



Lo scorso giugno, si è celebrata la giornata mondiale dell’ambiente che, per volontà di UNEP – UN Environment Program e FAO – Food and Agriculture Organization, ha coinciso con il fischio di inizio di un’audace maratona: la “UN Decade”. Scatta un conto alla rovescia che durerà 3650 giorni (una decade appunto) e che mira a supportare qualsiasi iniziativa rivolta al ripristino degli ecosistemi.

Così l’hashtag GenerationRestoration entra di ruolo nelle piattaforme social e nella realtà della lotta al global change: una bandiera sotto cui possono riunirsi tutti i soggetti che vogliano mettere a disposizione idee o strumenti, per la ricostituzione degli habitat che sono stati distrutti dalle pratiche antropiche e per la salvaguardia di quelli che, invece, ancora resistono.

Salvare la terra grazie a giovani attivisti green

Salvi la terra chi può! Investire negli ecosistemiQuesto è anche il core del programma annuale Restoration Stewards, lanciato da YLI – Youth in Landscapes Initiative, network e movimento che conta più di 60mila individui tra studenti e lavoratori occupati nel ramo del paesaggio – e da GLF – Global Landscapes Forum, piattaforma d’informazione sull’uso integrato del suolo –, che è alla sua seconda edizione.

Animato dalla volontà di diffondere la cultura del “sano paesaggio” è stato pubblicato online il bando, rivolto a ragazzi e ragazze tra i 18 e 35 anni impegnati nel recupero di aree naturali degradate, che offre un finanziamento pari a 5mila euro per la realizzazione o l’avanzamento di progetti ambientalisti particolarmente meritevoli (saranno prese in considerazione le proposte riguardanti foreste, sistemi montani, oceani, torbiere e zone umide, pascoli e zone aride).

Saranno cinque i candidati scelti per prendere parte all’iniziativa che, insieme al proprio team, potranno avvalersi non solo degli aiuti economici, ma anche del supporto di una squadra di esperti, volta al tutoraggio e alla formazione specialistica, che fornirà loro i mezzi necessari ad approfondire e sviluppare ulteriormente le idee operative.

I gruppi che accederanno al programma, inoltre, avranno il compito di organizzare eventi per l’informazione e il coinvolgimento, di quelle comunità che vivranno in prima persona le conseguenze del loro operato. I “promoters” dell’ambiente dovranno, poi, creare contenuti per i vlog e blog ufficiali che documenteranno la loro esperienza e si occuperanno di gestire una campagna social per arrivare al più vasto pubblico del “black mirrror”. Dall’alto, il GLF supervisionerà i risultati raggiunti e coordinerà le attività.

Come candidarsi

L’obiettivo è di forgiare dei veri e propri ambasciatori della causa #GenerationRestoration: studiosi, e influencer in seconda battuta, che condividano i propri sforzi verso la tutela della natura con lo scopo di ispirare altri a seguire le proprie orme.

Chi vuole candidarsi per il bando, può farlo totalmente via web dal sito dedicato, fino alla deadline fissata al 31 luglio 2021. Nell’area apply è richiesta una documentazione che descriva il profilo dell’aspirante steward e del progetto con cui questi intenda concorrere.

Investire negli ecosistemi fa crescere l’economia

E urge mettersi in gioco. In un report ufficiale (“Ecosystem restoration for people, nature and climate”), l’UNEP evidenzia << Senza una guida forte indirizzata al recupero, non potremo raggiungere né gli standard dettati dall’Accordo di Parigi, né gli SDGs – Sustainable Development Goals ndr >>. La questione “cambiamento climatico” è arrivata ad un punto da cui non si può più tornare indietro con il semplice azzeramento delle “cattive abitudini”: fermare il consumo di suolo e le emissioni di CO2 – i traguardi auspicati dall’attuale apparato normativo, globale, in materia di sostenibilità – non è più sufficiente a riportare i valori vitali del Pianeta al livello originario, ma si rende necessaria una vigorosa retromarcia.

Si è stimato che, il ripristino degli ecosistemi, possa contribuire per oltre un terzo alla mitigazione climatica totale necessaria per il 2030. Ma i benefici sono tanti altri, tra cui: la riduzione del rischio di estinzioni di massa (e future pandemie) e l’innalzamento della sicurezza dei sistemi alimentari che interesserebbe oltre 1,3 miliardi di persone in tutto il mondo.

E non si tratta di puro senso etico e morale: secondo quanto si legge nel report, la salvaguardia delle barriere coralline, ad esempio, potrebbe fruttare (fino al 2030) 2,5 miliardi di dollari in più all’anno, sia per la Mesoamerica che per l’Indonesia. C’è quindi anche un ritorno economico da non sottovalutare.

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Teresa Giannini