“Lib(e)ri dentro”, un gruppo di lettura nel carcere massima sicurezza

“Lib(e)ri dentro”, un gruppo di lettura nel carcere massima sicurezza

L’associazione, nata per la promozione della lettura e della cultura, ha elaborato il progetto “Lib(e)ri dentro” che persegue le finalità rieducative ai sensi dell’art. 27 della Costituzione secondo quanto stabilito dall’art. 17 dell’Ordinamento Penitenziario.

La Presidentessa Ivana Donati ci ha aperto le porte della sua casa di Spello e l’abbiamo intervistata insieme con la Responsabile del progetto carcere Prof. Luciana Speroni.
M.G.: Gentile Prof. Ivana Donati, come nasce l’idea di estendere il vostro progetto culturale sino a fargli varcare le porte del carcere di massima sicurezza di Spoleto?
I.D.: L’idea è nata sei anni fa, quasi per caso, dopo aver assistito a uno spettacolo teatrale del il regista Giorgio Flamini fatto dai detenuti nel carcere di Spoleto in occasione del Festival dei Due Mondi. L’atmosfera claustrofobica del carcere, unita alla scenografia e alla bravura degli attori ha regalato un’emozione grandissima a tutto il pubblico che guardava lo spettacolo incredulo all’idea che quei bravissimi attori fossero autori di gravi reati. Dopo lo spettacolo abbiamo pensato di fare qualcosa con queste persone con la lettura convinte che, come il teatro, avrebbe potuto indurre un detenuto al ragionamento e alla riflessione. La nostra proposta poteva essere un mezzo per “evadere” metaforicamente dal carcere, da qui il titolo del progetto “Lib(e)ri dentro” che rende bene l’idea di come, pur essendo in carcere, si possa essere liberi con il pensiero attraverso la cultura. Questo corrisponde a ciò che poi abbiamo realizzato perché i detenuti, tramite la lettura riescono a riflettere su se stessi. Abbiamo capito che la nostra intuizione era giusta quando i detenuti ci hanno detto: “se noi avessimo letto questi libri e conosciuto Shakespeare, Dante e Leopardi, non saremmo qui”.

M.G.: Come si svolge in concreto “Lib(e)ri dentro” all’interno del carcere?
L.S.: Gli incontri si svolgono con cadenza settimanale e hanno una durata di due ore. I volontari che si recano in carcere insieme a noi sono Chiara Bordoni, Ilenia Cariani, Rita Cerioni, Carlo Felice, Pietro Felici, Michela Mattiuzzo, Luigino Moretti, Alessandra Squarta, Simona Sclippa, Lucia Vezzoni, con il Funzionario giuridico pedagogico Tiziana Porfilio. Due o tre di noi si recano in alta sicurezza nelle aule scolastiche, dove ci attendono circa dodici persone. Altri due vanno invece nelle sezioni protette dove si trovano i collaboratori di giustizia, in un’ aula diversa. Naturalmente queste due categorie di detenuti non possono incrociarsi e gli agenti raggiungono occasionalmente le aule per controllare che tutto vada bene. Di solito si legge e commenta insieme il libro che si è proposto, successivamente si apre il dibattito insieme all’autore del libro.

L’Associazione “FulgineaMente” è un’associazione culturale tutta al femminile nata a Foligno nel 2015 per iniziativa dell’insegnante di lingua e letteratura francese Ivana Donati.

M.G.: Che tipo di libri proponete ai detenuti e qual è se c’è il loro gusto prevalente rispetto alla letteratura?
L.S.: Di norma la proposta del libro proviene da noi offrendo autori contemporanei con i quali è possibile poi realizzare gli incontri. Gli autori vengono coinvolti grazie ai progetti letterari e le iniziative promosse da “FulgineaMente”. Altre volte la proposta di lettura proviene dai detenuti, ad esempio, ci è stato chiesto di leggere insieme la Divina Commedia, così abbiamo esaudito questo desiderio portando in carcere due insegnanti di Foligno. Il nostro gruppo è composto da circa 30 detenuti, molti di loro, specialmente gli appartenenti all’alta sicurezza, sono laureati o istruiti, quindi rispondono meglio a letture complesse e più impegnative.

M.G.: Cosa trovano i detenuti nelle letture ragionate dei testi insieme a voi?
I.D.: Noi proponiamo ed accogliamo prevalentemente richieste di libri che permettono ai detenuti di riflettere sulla loro vita, di ragionare sul passato, il presente e il futuro. L’aspetto più importante del progetto è certamente costituito dalla condivisione della lettura con noi membri del gruppo e l’autore del libro. In effetti, quando si legge un libro ciascuno di noi si identifica con aspetti che emergono dal testo e desidera approfondirli. Per questa ragione tendiamo a privilegiare libri scritti da autori locali perché con loro è più semplice trovare un appuntamento per fare gli incontri. Grazie a questo metodo di lavoro i detenuti trovano sempre argomenti di loro interesse su cui confrontarsi. Inoltre, grazie i progetti letterari portati avanti da “FulgineaMente” per le scuole e la città di Foligno abbiamo avuto l’opportunità di portare in carcere autori di fama nazionale come Vito Mancuso, Giovanni Dozzini e abbiamo in programma incontri con Daniele Mencarelli e Licia Troisi.

M.G.: In che modo “Lib(e)ri dentro” riesce a fornire un sostegno morale ai detenuti e come li aiuta rispetto al futuro reinserimento nella società?
I.D.: Per i detenuti questo tipo di progetto rappresenta una finestra sul mondo. Portando la cultura all’interno del carcere essi riescono ad “uscire fuori” perché hanno un contatto con l’esterno. Nel carcere di Spoleto si realizza una completa separazione con il mondo e ogni oggetto – anche i libri – sono accuratamente controllati prima di essere introdotti negli spazi carcerari. Sotto il profilo rieducativo non si può nascondere che il carcere sia un’irripetibile occasione di crescita per molti autori di gravi delitti che non hanno avuto l’opportunità di andare a scuola. Spesso i detenuti ci dicono:”solo la scuola ci poteva salvare” e anche da questo emerge il tipo di sostegno morale offerto da “Lib(e)ri dentro”. E’ uno scambio reciproco: dopo i primi incontri abbiamo scoperto che anche noi stavamo crescendo insieme a loro.

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Redazione Proposte UILS