Il ricordo di Bettino Craxi in memoria di un metodo dell’agire politico

Il ricordo di Bettino Craxi in memoria di un metodo dell’agire politico

Il 19 gennaio di ogni anno, il traffico degli scambi di informazioni sui social network è attraversato da un’ondata di messaggi che ricordano con affetto la figura dello storico leader del PSI

Quanta parte di questo sentimento in costante crescita è legato a un’emozione e quanta invece alla memoria di un modo di fare politica improntato alla concretezza?

 

Nel corso degli ultimi venti anni abbiamo assistito a un progressivo processo di rivalutazione del leader socialista Bettino Craxi da parte del popolo italiano.
Un sentimento di nostalgia viene espresso sui social network con la condivisione costante di contenuti che riportano alla memoria episodi del suo governo, il compimento di scelte difficili ma adeguate al contesto al quale accedevano e, non ultimo, le sue analisi politiche compiute durante il suo auto esilio in Tunisia.
La “riconnessione sentimentale” degli italiani con un leader al centro di controversie mai sopite tra la giustizia e la storia non può essere ricondotta ad un mero moto dell’animo.
La sua ragione d’essere e la sua continua espansione, al contrario, vanno attribuite alla visione di sistema che nel 1989 collocava il PSI in una posizione di assoluto avanzamento in Italia e in Europa, avuto riguardo ai futuri assetti politici, economici e istituzionali.
Nel volumetto l’Italia verso l’Europa, i socialisti italiani intesero illustrare il proprio Manifesto politico alle soglie della firma del Trattato di Maastricht (7 febbraio 1992), sintetizzando in 74 punti le loro proposte, accompagnate dai documenti per il 45° congresso del PSI del Maggio del 1989.
Analizzando a fondo questo documento programmatico possiamo riscontrare che il PSI del tempo si era preparato a quell’appuntamento storico con una ricerca vasta e approfondita affinché il nostro Paese non ne subisse il risultato.
Emerge altresì, come quel partito operasse acché le nuove istituzioni sovranazionali non si ponessero in contrasto con i principi democratici e i diritti sociali ed economici.

Europa e riforma dei Trattati

L’estate scorsa il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione che invita il Consiglio europeo ad
avviare un processo di revisione dei Trattati UE sulla base di proposte che mettono al centro, tra gli altri, il tema della piena attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, e il riconoscimento in capo al Parlamento di una più ampia potestà legislativa, nonché i pieni diritti di colegislatore sul bilancio UE. Si tratta di una road map che ha il sapore del passaggio epocale.
Tuttavia, ben quattro anni prima che il Trattato di Maastricht fosse ratificato, il PSI aveva inserito nel proprio programma una serie di “avvertimenti” circa la costituenda Unione Europea ed i suoi futuri sviluppi. Spiccano in particolare, i punti programmatici che parlano della necessità di una “costruzione democratica dell’Europa”.
Si dice infatti che “la pietra angolare della vita democratica della Comunità è il rispetto della democrazia parlamentare, quale sistema capace di garantire nel modo più sicuro l’applicazione della legge e i diritti dei cittadini”, auspicando addirittura “il rafforzamento del potere e della legittimità democratica della Commissione che dovrà ricevere collegialmente un voto di investitura dal Parlamento Europeo”.
Con riferimento alla legislazione di bilancio si leggono altrettanti passaggi per la modificazione preventiva dei parametri di convergenza, “Lo SME non deve essere fine a se stesso. È invero uno strumento per assicurare una maggiore stabilità nei tassi di cambio, ma deve anche consentire l’introduzione di politiche economiche orientate alla espansione e non inflazioniste”.
Se oggi il Consiglio Europeo è chiamato a dare attuazione al Pilastro europeo dei diritti sociali, nel documento congressuale del 1989 si poneva a fondamento della costituenda Unione il rifiuto dell’idea che il processo di deregolamentazione e lo smantellamento delle conquiste sociali ottenute nel ‘900 potessero significare “progresso”.
Un intero capitolo dei documenti per il 45° congresso del PSI del 1989 è inoltre dedicato al tema della “Difesa dell’ambiente”, oggi di scottante attualità.
Infine, avuto riguardo alla poolitica interna non può tacersi una visione che ha anticipato le proposte di riforma istituzionale di molti governi degli anni a venire.
Si tratta della proposta di revisione costituzionale che ha interessato in maniera trasversale molti schieramenti politici sino all’attuale Governo Meloni, per la trasformazione del nostro Paese in una Repubblica Presidenziale.
Anche su questo versante il PSI nel 1989 aveva preconizzato una tendenza politica emergente includendo nel proprio programma “la proposta dell’elezione diretta del Capo dello Stato […] nel segno del rafforzamento e della stabilità dell’intero sistema democratico”. Oggi non v’è chi non veda che la politica e i giornali si sono occupati costantemente di questi problemi negli ultimi venti anni.
Tuttavia alla denuncia, spesso strumentalizzata, non è mai seguita l’applicazione della soluzione, e i cittadini hanno ravvisato in questa inclinazione la mancata volontà di risolvere i problemi.
Pertanto, possiamo concludere che la riconciliazione degli italiani con la figura di Bettino Craxi e con la memoria del PSI non nasce tanto da un’“onda” emotiva, bensì dal ricordo di un metodo, oggi perduto, di affrontare i problemi partendo dalle analisi per giungere ad attuare le soluzioni.

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Redazione Proposte UILS