La guerra in Ucraina è l’espressione più alta del patriarcato

La guerra in Ucraina è l’espressione più alta del patriarcato

La guerra in Ucraina continua e continuano i crimini di guerra come le violenze sulle donne. Al pari delle strategie militari, gli stupri che vengono eseguiti diventano vere e proprie armi di guerre. Per capire meglio le cause e le conseguenze di questa orribile pratica bellica, abbiamo intervistato Luisanna Porcu, operatrice dell’associazione D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), che insieme con UNHCR opera nei blue dot situati nelle zone di frontiera di Fernetti (TS) e Tarvisio (UD), per dare aiuto e supporto alle donne che arrivano dall’Ucraina.

Intervista a Luisanna Porcu

Dottoressa Luisanna Porcu, quali sono le attività che svolgete nei blue dot e che tipo di assistenza offrite?
«Le donne che fuggono dalla guerra in Ucraina vivono un trauma, scappano e lasciano tutto ciò che hanno: la casa, il lavoro e gli affetti. Non sanno se torneranno e cosa troveranno. Questa condizione le pone in una doppia vulnerabilità: da un lato c’è il trauma subito a causa del conflitto, dall’altro, quando arrivano in Italia, non sanno che tipo di situazione andranno ad incontrare durante la loro permanenza.

Possono, per esempio, essere intercettate dalla criminalità che gestisce la tratta delle donne, oppure sfruttate nel mondo del lavoro. Ad esempio, molte famiglie danno la disponibilità per accogliere le donne ucraine ma le fanno lavorare gratis e per di più hanno diritto al bonus dei 300 euro. Ancora, sono tantissime le ragazze che dicono di essere state contattate da registi italiani che le scrittureranno nel mondo dello spettacolo; il problema è “chi sono questi registi? Esistono realmente?”.

Le attività di D.i.Re nei blue dot

Vista questa preoccupazione, dopo l’analisi che D.i.Re ha fatto, ha scelto di partecipare in partner con UNHCR per sostenere e dare alle donne ucraine delle informative importantissime all’ingresso in Italia. Al confine si trovano i blue dot che sono dei box in cui noi diamo la nostra informativa. Ci sono anche altre associazioni, come ad esempio quelle che si dedicano ai bambini o offrono aiuto di tipo legale.

L’associazione D.i.Re si occupa di tutta l’informativa e del supporto alle donne in transito che sono già vittime di violenza maschile o coloro che potrebbero trovarsi in situazioni di vulnerabilità tali per le quali è necessario che siano informate. Le avvisiamo del fatto che su tutto il territorio nazionale esistono dei centri antiviolenza gratuiti e anonimi. Questo le donne straniere non lo sanno, non possono sapere come lavorano i CAV in Italia, quindi, non basta dire che esistono i centri antiviolenza, bisogna dire come lavorano. Si può, infatti, accedere senza documenti, senza permesso di soggiorno, esistono le case rifugio che possono essere usate dalle donne come trampolino di lancio verso una vita libera.

Tutta questa informativa viene fornita nel momento in cui arrivano in Italia ed è un passaggio piuttosto veloce. In quel momento vengono fornite tantissime informazioni, molti volantini vengono persi, scivolano dalle mani, la cosa che ci ha colpito è che non c’è stata nessuna brochure della rete D.i.Re che sia stata trovata nel piazzale. Questo significa che le donne accolgono più che volentieri e tengono strette queste informazioni perché sanno perfettamente quali possono essere i rischi che correranno o che potrebbero incontrare.

Quando incontriamo le donne ucraine nei blue dot, siamo affiancate dalle mediatrici. Tutti i CAV della rete dire hanno l’opportunità di utilizzare una mediatrice esperta in violenza contro le donne. Le mediatrici hanno una formazione specifica, hanno seguito dei corsi. D.i.Re ha formato tutta una serie di mediatrici che sono diverse dalle interpreti. Interpretare la lingua è un discorso, fare l’operatrice antiviolenza è un altro».

guerra in Ucraina

Il punto di vista di D.i.Re sulla guerra in Ucraina

Come commenta la violenza sulle donne utilizzata come vera e propria arma di guerra?
«La guerra uccide gli uomini ma soprattutto uccide i sogni. Incontriamo donne che non hanno più i sogni. Essere in quei contesti è prezioso per tutte le donne. Ci rendiamo conto dell’importanza di esserci, di starci, di dare la nostra informativa e di dare supporto.

Per quanto riguarda lo stupro come arma da guerra, i corpi delle donne sono sempre state oggetto di possesso da parte del genere maschile. La guerra è l’espressione più alta del patriarcato e i corpi delle donne sono territorio di conquista. Nel conflitto in Ucraina le donne diventano oggetto e non sono più soggetti.

La violenza sessuale è la massima espressione del patriarcato che distrugge le vite delle donne e a commetterle sono gli uomini. Nel 2022 è impensabile che gli Stati continuino ad alimentare un concetto patriarcale come la guerra inviando armi e non trovando soluzioni di pace. e D.i.Re è molto preoccupata per questo.

D.i.Re è contro la guerra in tutte le sue forme in tutte le parti del mondo. Per questo ha scelto di stare nei blue dot con la speranza di costruire un’accoglienza migliore e auspicando la fine immediata di ogni tipo di conflitto. Bisogna trovare la pace, trovare le giuste modalità per fare un buon trattato di pace. Nella guerra in Ucraina l’invio di armi non può portare alla pace, anzi, significa alimentare il conflitto, D.i.Re è totalmente neutrale».

Ed è proprio la pace l’unica soluzione a un conflitto che, purtroppo, sta durando troppo e che, tristemente, sta facendo troppe vittime. Una pace che metta la parola fine al conflitto e faccia tornare le donne a sognare.

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Alessia Pina Alimonti