L’America nei due conflitti più importanti: accordo o disaccordo

L’America nei due conflitti più importanti: accordo o disaccordo

Israele-Hamas e Russia-Ucraina. Le posizioni statunitensi negli scontri “più caldi” del momento

Le brutali immagini provenienti dal territorio di Gaza o dai kibbutz israeliani rischiano di sovrascrivere la presenza di un altro conflitto non molto distante da noi: il conflitto russo-ucraino In entrambe queste guerre sventola anche la bandiera a stelle e strisce

Quello che stiamo vivendo è un momento davvero molto buio, si stanno commettendo atroci prevaricazioni nel segno delle legittimità territoriale e sembra difficile trovare una via di uscita a tale violenza. Nel panorama internazionale due conflitti, al momento, sembrano essere “più caldi” da un punto di vista geo-politico: il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese (o meglio Israele vs Hamas).Due muri, una guerra

In entrambi questi scontri un ruolo di spicco è da attribuire al Governo statunitense che si presenta, in ambo i casi, come referente terzo e super partes. Il Presidente Joe Biden, infatti, sta provando – a volte con scarsi risultati – a presentare un’America capace di essere “punto di riferimento e partner con il quale tutti gli Stati vogliono cooperare e lavorare insieme”. Parole che lo stesso Biden avrebbe formulato durante un’intervista al Washington Post in relazione ai due conflitti menzionati che pongono il suo Governo in una posizione alquanto scomoda.

Molto interessante è l’analisi fatta dal professor Alessandro Colombo dell’Università degli Studi di Milano (esperto in relazioni internazionali) che ha ampiamente trattato la tematica di partecipazione statunitense a fianco dell’Ucraina – ormai in corso dal 24 febbraio 2022 – e che non sembra trovare una risoluzione. Casus belli fu la penetrazione in territorio ucraino ad opera dell’esercito di Putin che – come ben ricordiamo – non ha cessato l’attacco nemmeno di fronte ad una netta opposizione NATO e a varie pressioni economiche mentre dall’altro lato abbiamo uno scontro armato tra Israele e Hamas.

L’America cosa centra? Nulla e tutto. In entrambi questi conflitti gli Stati Uniti non hanno evidenti responsabilità ma mostrano un ruolo cruciale nei giochi di potere che caratterizzano lo scacchiere internazionale e la loro permanenza sembra non essere messa in discussione nonostante le pressioni interne cerchino di “allontanare” il Governo a stelle e strisce da due carneficine che appaiono lunghe e dispendiose.

The Armed Conflict Locations & Event Data Project (ACLED) ci mostra in tempo reale i conflitti presenti al momento ma non si ferma a questa analisi descrivendo – cifre alla mano – il trend di partecipazione e di appoggio morale – caso per caso – e il posizionamento dell’opinione pubblica. Ciò che notiamo è un’America divisa sul tema di partecipazione ai conflitti anche perché entrambi questi scontri stanno impegnando non poco le finanze statunitensi sia in termini di fornitura di armamenti e sia di aiuti economici e pressioni diplomatiche.

Soldato davanti bandiera USA

La linea politica di Joe Biden resta chiara ripetendo che la posizione degli USA rimarrà immutata come baluardo di libertà e legittimità popolare; linea che sarebbe confermata nonostante le voci mostrino un certo cedimento emotivo del popolo americano a sostenere ad oltranza la guerra in Ucraina e – ora – anche il conflitto tra Hamas e Israele.

Gli Stati Uniti sembrerebbero essere stati prossimi – prima dell’attentato avvenuto il 7 Ottobre – ad allentare la presenza in Ucraina (proprio a seguito di questo evidente malessere generale interno al Popolo americano) ma la nuova guerra nella striscia di Gaza avrebbe fatto saltare questo progetto. “Il popolo palestinese merita uno Stato proprio e una futura libertà da Hamas” ha ribadito a gran voce il presidente Joe Biden in un’intervista al Washington Post, ribadendo che “Mentre lottiamo per la pace, Gaza e la Cisgiordania dovrebbero essere riunite sotto un’unica struttura di governo, in definitiva sotto un’Autorità Nazionale Palestinese; mentre lavoriamo tutti verso una soluzione a due Stati”. Sempre il Presidente statunitense avrebbe, però, anche sostenuto che una pace tra Israele e Palestina – senza sconfiggere il tiranno Hamas – condurrebbe soltanto ad una soluzione temporanea mentre il compito di tutti deve essere lo sradicamento della tirannia e la totale liberazione del popolo Palestinese. Resta aperta solo una soluzione: la soluzione dei due Stati liberi.

La risposta di Netanyahu non è stata, però, altrettanto promettente: il Presidente israeliano avrebbe risposto che l’autorità palestinese non sarebbe in grado di assumersi la responsabilità di Gaza in particolare ha detto “non possiamo avere un’autorità civile a Gaza che sostiene, incoraggia, finanzia e insegna il terrorismo”. Purtroppo queste parole non mostrano alcun desiderio di metter fine ad una guerra che sembra ancora molto lunga e travagliata e che sta costando migliaia di vite umane tra bambini, donne e persone innocenti; colpevoli soltanto di vivere in un territorio in guerra.

bandiera USA ricreata su calamita a forma di Usa

A inizio mese il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas, ricevendo a Ramallah il segretario di Stato americano Antony Blinken, aveva vincolato un ritorno dell’Autorità nella Striscia ad una soluzione politica volta a comprendere anche la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. Per suggellare questa visione sempre Biden aveva sostenuto il “pugno duro” su tutti i coloni estremisti israeliani colpevoli di atti violenti nel territorio di Cisgiordania a danno di cittadini palestinesi.

Il Sole 24 Ore ha pubblicato delle cifre – riferite al mese di Novembre – che vedevano il Governo statunitense con un bel po’ di aiuti da distribuire: si parlava di 60 miliardi destinati per aiutare il Governo ucraino, 14 miliardi da inviare a Tel Aviv, 7 miliardi di supporto a Taiwan per “contrastare” le minacce cinesi. A queste cifre si aggiungerebbero 14 miliardi per mantenere la sicurezza delle frontiere statunitensi e 10 miliardi destinati all’assistenza umanitaria ai conflitti.

Biden sembrerebbe aver legato i due conflitti principali (ucraino-russo e palestinese-israeliano) in un unico pacchetto cercando di limitare i malumori interni che iniziano a bussare prepotentemente sia tra i Repubblicani – che non vogliono più drenare denaro americano all’estero per cause “lontane” – sia tra alcuni Democratici – che non vogliono alimentare il potere bellico israeliano.

Riuscirà Joe Biden a mantenere ben salda la propria leadership interna in modo da riuscire ad adempire a tutte le promesse fatte considerando che la campagna per le prossime presidenziali sembra già essere iniziata? Riuscirà, quindi, a contrastare il populista e semplicista Donald Trump che, invece, promette la risoluzione di ogni conflitto con un semplice schioccare di dita?

Solo il tempo potrà fornirci le giuste risposte ma ciò che dobbiamo ricordare è che in questo gioco di potere a pagarne il prezzo più alto – come al solito – sono innocenti che cercano solo di sopravvivere!

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Ludovica Cassano