Riforme di sistema: La Giustizia

Riforme di sistema: La Giustizia

Il PNRR costituisce per l’Italia, secondo quanto riportato nella Premessa della presente bozza, un punto di rilancio per l’intera nazione. Si tratta di “voltare pagina rispetto al passato”, un passato che va inteso nella sua duplice accezione di passato remoto, ovvero quello secondo cui l’Italia è ormai associata allo stereotipo della lenta burocrazia e del lento sviluppo in ogni settore, e di passato prossimo, cioè dell’Italia immediatamente pre-pandemia. Entrambi i tipi di passato hanno in comune la fatica che la nostra nazione fa da oltre 20 anni a tenere il passo delle altre economie avanzate.

L’interrogativo di partenza del Governo è stato “Che Paese vorremmo tra dieci anni?”. Il PNRR costituisce l’opportunità concreta di risposta a questa domanda, da attuare nel presente e la cui evoluzione va proiettata nel futuro. Perspicacia, dunque, ma anche pensiero critico, utile a guardare la realtà e ad evidenziarne i punti di debolezza, per trasformarli – mediante il piano che prende il nome di “Next Generation Italia” – in punti di forza.

Dopo le opportune premesse e l’esposizione degli obiettivi generali del Piano, la bozza prosegue con la parte 2, intitolata “Le riforme e gli investimenti per una transizione “green, smart and healthy””. Il primo ambito di analisi è quello della Giustizia, introdotto dalla dicitura“riforme di sistema”, segno emblematico che il cambiamento di un Paese debba partire anzitutto dalla struttura di base, dallo scheletro dell’intero sistema politico nazionale.

La sezione relativa alla riforma della Giustizia ha al suo interno una suddivisione in 4 diversi sottoinsiemi, così suddivisi:

1. Le finalità generali e i macro-obiettivi della riforma della Giustizia;

2. Il progetto di riforma della Giustizia e le Country Specific Recommendations;

3. I principali interventi in campo civile, penale e per insolvenza, il loro presumibile impatto sui tempi dei processi;

4. Risorse umane e materiali per il servizio Giustizia.

Il presente articolo è volto ad analizzare in che modo il cittadino italiano comune potrebbe risentire in maniera diretta o indiretta delle ipotetiche novità che la bozza introdurrebbe se venisse approvata.

Per quanto concerne il primo punto, il macro-obiettivo principale che la riforma si pone è quello di sostituire la lentezza delle decisioni giudiziarie con una maggiore tempestività. Questo è un elemento essenziale a tutti i livelli: lo è per le imprese (in particolar modo quelle minori, più esposte agli effetti negativi di una Giustizia inefficiente), per gli investitori e per i consumatori.

Inoltre, come riportato nel documento in questione, una Giustizia più rapida creerebbe anche 130mila posti di lavoro in più e circa mille euro all’anno di reddito pro-capite. Il piano straordinario per la Giustizia allude, in questo primo punto, al recupero dell’efficienza organizzativa della macchina giudiziaria attraverso investimenti mirati, che vengono esplicitati nella sezione seguente.

Infatti, il secondo punto chiarisce immediatamente che il piano di riforma si articolerà in quattro linee di azione che hanno come
destinazione finale benefici diretti sui cittadini e sulle imprese. In che modo dunque? Migliorando le prestazioni degli uffici giudiziari, evitando che si generi nuovo arretrato; favorendo la digitalizzazione per favorire il bilancio tra risposta e domanda degli utenti; potenziando le strutture materiali e logistiche; favorendo il reinserimento sociale dei soggetti in esecuzione penale, al fine di evitare la recidiva e contribuendo alla cultura della legalità.

Queste quattro linee d’azione devono andare in contro alle raccomandazioni della commissione UE (le Country Specific Recommendations), riassumibili in tre concetti: riduzione delle tempistiche, semplificazione delle procedure, repressione della corruzione.

Il terzo sottoinsieme di questa riforma relativa alla Giustizia è quello più articolato internamente. La sua suddivisone interna riguarda:

• la riforma del processo civile in tutti i gradi di giudizio. Il cittadino dovrebbe con questa beneficiare di un’accelerazione in materia civile dovuta al passaggio da tre riti ad un unico rito, di un’implementazione del processo telematico (con il deposito dei documenti e degli atti in modalità esclusivamente telematica) e di un rafforzamento dei doveri di leale collaborazione delle parti e dei terzi. Quest’ultimo è in linea con la raccomandazione ricevuta dall’UE di contrastare la corruzione;

• il potenziamento della Corte di Cassazione e misure di sostegno alla sezione tributaria. Questo riguarderà l’assegnazione di 50 magistrati onorari, al fine di abbattere l’arretrato endemico; il cittadino comune potrà dunque cogliere i frutti di una minore lentezza burocratica;

• la riforma dell’Ordinamento giudiziario. Esso è volto principalmente ad un’efficienza dell’amministrazione della Giustizia. Tra le tante, ad esempio, i tanti giovani laureati in giurisprudenza con vocazione nell’ambito della magistratura, vedranno ridotti i tempi di accesso alla professione di magistrato, sarà previsto un periodo minimo di cinque anni di permanenza nel ruolo direttivo ricoperto e saranno previsti nuovi e più intensi corsi per la formazione dei dirigenti, che costituiranno motivo di merito nelle fasi selettive durante il corso della carriera;

• riforma del processo penale, che riguarderà da un lato un potenzia- mento dei filtri (cioè del criterio in base al quale il pubblico ministero, al termine delle indagini, scioglie l’alternativa tra esercizio dell’azione penale e richiesta di archiviazione), dall’altro una nuova disciplina dei riti alternativi, intesa ad incrementarne statisticamente l’utilizzo.

Tali riforme sono state già presentate in Parlamento; secondo quanto scritto a conclusione del terzo sottoinsieme, al momento si preme piuttosto sull’intenzione che tali disegni di legge siano adottati entro il mese di giugno del 2021, così da consentire l’approvazione dei decreti delegati entro l’anno successivo (giugno 2022).

Il quarto sottogruppo delle riforme relative alla Giustizia è quello che riguarda le risorse umane e, dunque, quello che coinvolge direttamente i cittadini nella palese e concreta possibilità di “far carriera” nell’ambito giuridico. Gli investimenti sono infatti volti al reclutamento straordinario di un contingente di risorse umane aggiuntive per la gestione e lo smaltimento dell’arretrato, che attualmente pesa sugli uffici giudiziari.

Ad oggi, infatti, il confronto con gli altri Paesi europei mette in evidenza la situazione di difficoltà dell’Italia, che si posiziona – in termini di arretratezza che grava sul sistema – ben sopra la media europea in pressoché tutte le fasi di giudizio, sia in ambito civile che penale.

Le figure destinatarie del reclutamento per l’attività giurisdizionale saranno gli addetti, i tirocinanti e i magistrati onorari aggregati all’ufficio del processo.

Ma le risorse richieste non sono da collocarsi unicamente nell’ambito delle competenze giuridiche. Infatti, sono coinvolte nel reclutamento anche professionalità informatiche ed operatori di data entry e, ancora, è prevista anche l’assunzione di architetti, ingegneri, geometri, contabili, analisti dell’organizzazione e statistici, che potranno supportare gli uffici in attività essenziali dal punto di vista organizzativo.

Con quest’ultimo punto si conclude la sezione della bozza riguardante le riforme della Giustizia.

Non è un caso che essa si concluda con l’esposizione, attraverso un linguaggio chiaro e trasparente, di quali siano le figure richieste qualora la bozza venisse approvata. Non è un caso perché si tratta di una speranza per i giovani e non che, inseguendo ogni giorno la propria carriera, si trovano spesso davanti l’ostacolo mentale del “non troverò mai lavoro”.

Orecchie ben aperte e sguardo ben attento, che forse anche tu potresti far parte della Next Generation.

 

Articolo di Giorgia Giangrande

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Giorgia Giangrande