Diastasi addominale, cosa vuol dire avere una patologia grave ma “non urgente”

Diastasi addominale, cosa vuol dire avere una patologia grave ma “non urgente”

La trafila per risolvere un problema di salute cronico legato alla gravidanza si conclude in una clinica privata di Torino facendo uso di un’assicurazione

Chiara è una donna di 34 anni, madre di due figli e residente in provincia di Perugia.
A causa della doppia maternità oggi soffre per una particolare patologia – la diastasi addominale -, con una serie di disturbi legati alla sua malattia.
La sua vita di prima era quella tipica di una giovane donna: frequentava una palestra e faceva tanti sport.  Ha deciso di sottoporsi ad un’operazione chirurgica risolutiva ma le cose non sono così semplici. Anzitutto la lista d’attesa per un intervento in laparoscopia è molto lunga perché per il Sistema Sanitario Nazionale esso ha uno scopo prevalentemente estetico. La donna ha deciso allora di affidarsi a una clinica privata torinese utilizzando un’assicurazione stipulata col proprio datore di lavoro per effettuare un intervento equivalente.  Il prezzo complessivo dell’intervento è di 8.500 euro, ma non c’è certezza sul rimborso da parte dell’assicurazione.
La intervisto poco prima della partenza per Torino.

M.G.: Ciao Chiara anzitutto cos’è la diastasi addominale?
C.G.: La diastasi è la separazione delle fasce addominali che può far seguito a una gravidanza. Dal momento che la pancia cresce, le fasce si separano. Di norma si rimettono in posizione una volta terminata la gravidanza, ma vi è una percentuale di donne in cui questo riassestamento non avviene e quindi rimane questa separazione a volte anche con fuoriuscita di ernie. Io ho una separazione di ben sei centimetri!
Questo può poi portare diverse problematiche che vanno dal gonfiore addominale dopo i pasti, incontinenza, dolori alla schiena per cattivo utilizzo dei muscoli addominali, e anche altri problemi connessi al pavimento pelvico. Infatti, quello che viene a diminuire è la capacità della parte addominale a fare forza e trattenere le viscere interne.
Oltre a tutto questo, nel mio caso c’è anche un problema estetico non secondario, dal momento che sono sempre stata una persona molto attenta alla mia forma fisica.

M.G.: Qual è la differenza tra laparoscopia ed altre tecniche?
C.G.: Devo premettere che la scelta di fare questo intervento non è stata fatta a cuor leggero e  ho dovuto soppesare i pro e i contro delle tecniche esistenti. Ve ne sono tre,  molto diverse tra loro, che vanno dalla più alla meno invasiva.
Lo standard che viene utilizzato negli Ospedali è l’addominoplastica, che consiste in un taglio a “cielo aperto” del basso ventre per andare a richiudere le fasce addominali. Si tratta di un’operazione importante che prevede un lungo decorso post-operatorio.
L’intervento viene effettuato anche in laparoscopia, il che permette di evitare la maggior parte dei problemi grazie all’esecuzione di piccole incisioni. In tal modo si riducono sensibilmente i rischi e il recupero post-operatorio ma i tempi di attesa in Ospedale sono molto lunghi, nell’ordine di anni.
Infine, ho scoperto e contattato un medico che per questo tipo di intervento utilizza una tecnica innovativa con un robot di ultima generazione chiamato “Da Vinci”. Utilizzando questo strumento l’intervento è poco invasivo, sicuro, senza drenaggi né altro. Oggi un robot di questo tipo si trova all’Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano, ma a causa degli elevati costi di gestione viene utilizzato solo per alcune gravi patologie e comunque prevede una lunga lista d’attesa. Un altro macchinario “Da Vinci” è posseduto da un medico privato specializzato in diastasi addominale il quale mi ha chiesto 42.000 euro per operarmi, una somma per me irraggiungibile.


M.G.: Come hai deciso di procedere?
C.G.: Sempre su internet ho trovato un altro medico, stavolta torinese, che usava una tecnica chiamata riparazione endoscopica pre-aponeurotica (R.E.P.A).
Chi non presenta particolari condizioni ostative può procedere con questa tecnica che  come la laparoscopia prevede l’esecuzione di tre fori e il lavoro viene eseguito sulla parte superiore dell’addome tra la pelle e il muscolo. I vantaggi di questa tecnica sono una maggior sicurezza di buona riuscita dell’intervento senza complicazioni con un recupero post-operatorio più rapido della laparoscopia.
Il problema è che questo intervento viene eseguito solo privatamente dal medico in una struttura privata al costo di 8.500 euro.

M.G.: E qui entra in gioco l’assicurazione privata.
C.G.: Così dovrebbe essere…Pago annualmente una somma al mio datore di lavoro per un’assicurazione medica privata.  Così ho pensato di utilizzarla, tuttavia, ci sono altri problemi, il primo è che il contratto assicurativo scade a dicembre di quest’anno e non è chiaro come verranno gestite le pratiche pendenti; il secondo è che la compagnia assicuratrice dovrà svolgere un’istruttoria approfondita sul mio caso e accertare che l’intervento ha una finalità risolutiva delle patologie sopra elencate e non prevalentemente estetica. Di fatto rischio di pagare tutto.

M.G.: In conclusione, cosa pensi del fatto che sia così complicato intervenire su una diastasi addominale in laparoscopia per una donna dopo la gravidanza?
C.G.: Mi sento molto delusa in qualità di donna madre e lavoratrice.  La mia scelta di risolvere un problema che si trascina ormai da anni ed è diventato debilitante ha avuto come prima conseguenza una grande perdita di tempo in termini di esami e visite, spesso a pagamento.  In secondo luogo dovrò spendere una somma importante per l’intervento con il rischio di non rientrare nei parametri dell’assicurazione per essere rimborsata. Spero solo di essere fortunata e di ricevere il rimborso. 

Mattia Genovesi

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Redazione Proposte UILS