Gli sfratti dei centri antiviolenza romani. Dopo la Casa Internazionale delle Donne anche Lucha y Siesta

Gli sfratti dei centri antiviolenza romani.  Dopo la Casa Internazionale delle Donne  anche Lucha y Siesta

Benché i numeri dei centri antiviolenza sul territorio nazionale siano esigui, si continua a privare il territorio di preziose strutture.

A Roma sono disponibili venticinque posti letto destinati alle donne vittime di violenza e la Casa delle Donne Lucha y Siesta ne  fornisce il 60%.

L’ Istat, insieme al Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO) e le Regioni, nel 2017, ha condotto la prima indagine sui servizi offerti dai 281 Centri Antiviolenza (CAV) italiani rispondenti ai requisiti dell’Intesa Stato- Regioni del 2014. Da questa analisi è emerso che i numeri sono decisamente bassi. Secondo la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013 infatti dovrebbe esserci un centro antiviolenza ogni diecimila abitanti, mentre oggi in Italia la proporzione è pari a 0,05 centri per diecimila residenti. In Italia i centri che offrono servizi specializzati nel sostegno alle donne vittime di violenza sono circa 338, e sono 54706 le donne che vi si sono rivolte almeno una volta l’anno; di queste il 59,6% ha successivamente iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Il numero di strutture competenti per il soccorso e la riabilitazione delle donne vittime di violenza rimane un problema che non viene affrontato nella maniera corretta. A Roma ci sono circa 10 centri antiviolenza che offrono vari servizi di soccorso e accoglienza e, in tutto, sono disponibili venticinque posti letto: un numero veramente esiguo se si pensa che la convenzione di Istanbul prevede che ce ne siano circa trecento date le dimensioni della città e il numero di abitanti. Il periodo di permanenza in casa d’accoglienza, inoltre, è di massimo sei mesi, un tempo non abbastanza lungo perché una donna vittima di violenza completi un valido percorso di riabilitazione e autonomia, specialmente in presenza di figli.

Tra i centri antiviolenza più attivi e efficaci sul territorio romano c’è la Casa delle donne Lucha y Siesta. Nata nel 2008 dall’impegno di un gruppo di attiviste, La Casa delle Donne Lucha y Siesta è una realtà politica e sociale ben consolidata sul territorio che, da più di dodici anni, promuove strade innovative di welfare e rivendicazione dei diritti femminili, ma è anche spazio di socialità e attività culturali e laboratoriali aperto ai cittadini. L’edificio si trova nel quartiere Tuscolano e, nel corso degli anni, è diventato un punto di riferimento fondamentale sia per il quartiere stesso ma anche e soprattutto per molte, moltissime donne in difficoltà.

Gli sfratti dei centri antiviolenza romani

Sebbene il lavoro delle attiviste e volontarie di Lucha y Siesta, sia riconosciuto come determinante per le molte donne che hanno trovato riparo, accoglienza e una nuova strada da percorrere e, sebbene, fornisca il 60% dei posti letto disponibili nella capitale destinati alle donne in fuga dalla violenza, come per la Casa Internazionale delle Donne, è sotto sfratto.

Da agosto 2018 infatti l’Atac, l’azienda di trasporti locale con enormi problemi finanziari, proprietaria dell’edificio, avendo necessità di risanare i propri debiti, ha minacciato lo sgombero e successivamente il tribunale ha deciso di mettere lo stabile all’asta. Le attiviste di Lucha y Siesta allora si sono mobilitate dando vita ad una campagna di raccolta fondi per salvare la Casa e costituendo il comitato “Lucha alla Città” al fine di creare una fondazione e partecipare all’asta giudiziaria per l’acquisto dell’edificio. Il valore dell’immobile, fissato per due milioni di euro, ha reso l’impresa particolarmente ardua e le attiviste, hanno chiesto alle istituzioni il diritto di prelazione per l’acquisto. La regione Lazio ha dunque stanziato in favore delle Luchadoras delle risorse per agevolare il comitato e consentire loro di ricomprare l’immobile, aprire un’ulteriore struttura simile a quella esistente e tutelare la continuità del servizio. La notizia è stata accolta con sollievo benché non siano mai state davvero chiare tempistiche e modalità dello stanziamento tant’è che l’ennesimo colpo da incassare è stata la notizia del distacco delle utenze alla Casa, previsto per il 20 febbraio 2020 e prorogato di una settimana.  A seguito di tale emergenza le Luchadoras insieme alle attiviste della Casa internazionale delle Donne e del comitato Non Una di Meno, anticipando lo sciopero globale dell’8 Marzo, il 18 Febbraio sono scese in piazza per ribadire il valore sociale, politico ed educativo dei progetti delle donne, per le donne. Scenderanno nuovamente il 25 Febbraio per un presidio permanente.

E’ necessario parlare della vicenda di Lucha y Siesta in questo periodo storico poiché, sebbene la violenza di genere trovi sempre più spazio nelle cronache e sui social,  forse non viviamo in una società correttamente informata sull’argomento, in grado di affrontare le problematiche di base relative ad una sempre, tristemente, diffusa violenza domestica, con i mezzi giusti e di valorizzare progetti che nel corso degli anni sono stati determinanti per la vita di tante donne e tanti bambini, Ma ciò che più lascia sgomenti è il dialogo incostante e difficoltoso con le istituzioni che si rivela una sconfitta per chi offre un servizio pubblico di qualità con tanta determinazione e pochi mezzi a disposizione.

Gli sfratti dei centri antiviolenza romani

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Silvia Altieri