Insegnanti affetti da stress Covid19

Insegnanti affetti da stress Covid19

L’ALTRA FACCIA DELLO STESSO VIRUS

I danni emotivi del virus sulla psiche dei docenti e l’importanza di predisporre aiuti validi

 

Il mondo intero è stravolto dall’emergenza COVID-19, nessuno è stato risparmiato. E così anche l’universo della scuola è stato risucchiato dalla pandemia e ha dovuto difendersi, suggerendo e fronteggiando radicali cambiamenti nei suoi tempi e nella gestione didattica.

La cosiddetta “didattica a distanza”, etichettata con l’acronimo DAD, è stata la prima soluzione e il primo problema che dirigenti, insegnanti e studenti hanno visto entrare nella propria vita. Perché, nel caso della scuola, non si tratta di un cambiamento che interessa solo modalità di esecuzione di un lavoro, si tratta di una metamorfosi che sconvolge la vita quotidiana, la vita emotiva e sociale di tutti. In primis, ovviamente quella dei bambini e dei ragazzi, ma non di meno quella degli adulti.

L’apprendimento che ogni individuo recepisce nell’arco degli anni scolastici, non è fatto di sole nozioni e voti. È in gioco la crescita personale, la conoscenza e il rispetto dell’altro e delle regole del buon vivere civile. Se prima per un’insegnante era complicato, viste le diverse peculiarità ed esigenze di ogni alunno, tessere e rafforzare una relazione didattica e umana con la propria classe, il Coronavirus li ha obbligati a costruire una relazione virtuale, che può e potrà essere, per i compiti che la scuola è chiamata a svolgere, soltanto una soluzione adattiva pro tempore.

 “Da quando siamo entrati in questo limbo, noi docenti ci sentiamo estremamente soli, con un carico di lavoro immane e psicologicamente a terra. Sì, sono a terra perché, oltre ad essere una docente di sostegno, sono mamma di due bambini (10 e 8 anni) la cui didattica a distanza mi coinvolge giornalmente e non nego che la mattina, quando iniziamo le nostre 3 videolezioni, mi sale un’ansia indescrivibile”

Questa è la testimonianza di una madre-docente, irrequieta e stressata, perché lavorare da casa comporta fare l’insegnante e la mamma contemporaneamente e senza interruzioni. A loro volta, i suoi figli non vanno più a scuola, per cui è lei che deve badare ai bambini tutto il giorno. Se già prima molte donne affermavano che fosse più dura stare a casa che andare a lavorare, può facilmente intuirsi che in questo caso non si tratta di essere o non essere “multitasking”, ma di chiedere alle donne di sdoppiarsi.

Il disagio psicologico creato dalle restrizioni, la salute mentale degli insegnanti, non dev’essere presa sottogamba al pari dei danni alla salute fisica che può provocare il contagio del virus. E’ fondamentale, infatti, la predisposizione di un sostegno emotivo, specialmente per gli adulti che influenzano e condizionano, come i docenti, la crescita e lo sviluppo dei bambini.

“Oltre il 50% delle persone in questo periodo avrà disturbi emotivi, soprattutto se individui fragili: bisogna pensare di fornire un supporto psicologico, prevedendo interventi per le patologie che sicuramente si manifesteranno sotto forma di disturbi post traumatici da stress”. A sostenerlo è Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (Siep), durante un incontro pubblico online in merito al tema Covid-19 tenutosi su Facebook e su You Tube.

All’ansia, sintomo più diffuso, si accompagnano bruciore agli occhi, causato dalle troppe ore spese davanti allo schermo del pc e anche dolori cervicali, provocati da posture scorrette alla scrivania. Lo stress generale dei docenti è chiaramente riferito anche alla preoccupazione di non fare abbastanza per l’acquisizione di tutte le competenze. Ma si sa che si tratta di un’emergenza e bisogna così adeguare gli obiettivi alle necessità possibili.

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Ilenia Falco