Un libro di fiabe per ritrovare se stessi

Un libro di fiabe per ritrovare se stessi

Ognuno di noi possiede una vocazione personale che attende di essere riconosciuta

La Casa Editrice Protos Edizioni ha dato alle stampe la prima edizione del libro “La fiaba di Morrinello ed altri racconti” di Eleonora Martès. L’autrice, che svolge la professione di counselor con approccio “rogersiano” dopo gli studi compiuti presso l’Accademia “Radici” di Terni, ha messo a servizio della scrittura e dell’arte figurativa le proprie ricerche culturali e il percorso svolto nel campo del counseling. Nell’intervista che segue abbiamo approfondito insieme alcuni aspetti significativi del libro appena pubblicato.

M.G.: Gentile Eleonora Martès nel libro “La fiaba di Morrinello ed altri racconti” ho notato anzitutto i riferimenti alla cultura nordica e alla mitologia. Qual è il retroterra da cui nascono le fiabe?
E.M.: Le fiabe sono espressione diretta della mia interiorità. Esse seguono un procedimento creativo perfezionato in maniera autonoma come flusso che si lascia andare. Durante il percorso formativo come counselor, la mia docente intuì le potenzialità racchiuse nella mia infanzia, un periodo nel quale mi piaceva disegnare e scrivere. Così sono ritornata a quelle abitudini e le fiabe sono state un modo per ritrovare me stessa all’interno di un percorso di evoluzione personale. Le mie fonti di ispirazione sono collegate a questo iter: nella mia infanzia ho avuto una mamma che mi raccontava le fiabe classiche di Perrault e dei fratelli Grimm. Una volta intrapresa la strada della scrittura creativa ho compiuto una ricerca personale nel mondo delle fiabe meno conosciute. Grazie a questo studio ho scoperto che le fiabe proposte ai bambini sono assai edulcorate rispetto ai testi originali i quali invece intendevano raccontare in maniera molto sincera com’è l’uomo con i suoi pregi e i suoi difetti portando anche i personaggi all’esasperazione per evidenziare cosa è il bene e cosa è il male. Questo percorso mi ha portato ad approfondire anche lo studio della mitologia. In particolare, dopo aver conosciuto quella romana e greca ho scoperto la mitologia celtica e quella norrena che mi hanno appassionato molto.

M.G.: Nel libro sembra di scorgere un “filo rosso”. Si tratta del tema del ritorno alle proprie radici, della riscoperta dell’infanzia che ci porta ad apprezzare il valore della famiglia. Questo tema ha anche un valore pedagogico?
E.M.: In realtà considero ogni fiaba come un’opera a sé stante e nella fase di stesura non vi era la volontà di creare un libro a carattere concettuale. D’altra parte è innegabile che vi sia una “nota di fondo” in quanto le opere provengono dalla stessa fonte, e questo può essere percepito dal pubblico in maniera più o meno forte. Le fiabe, inoltre, non hanno il tipico approccio pedagogico rivolto ai bambini: scrivo per me stessa e per manifestare un’esigenza di condivisione. Esse sono da considerare spunti di riflessione che guardano ad una pedagogia che si rivolge anche al mondo degli adulti. Nel percorso come counselor ho approfondito il tema della famiglia e delle figure genitoriali che sono figure fondamentali che influiscono anche nelle scelte che si compiono da adulti.

M.G.: Il libro si focalizza anche sull’accrescimento dell’autostima grazie alla riscoperta delle proprie radici. Qual è l’importanza di questo tipo di approccio nella vita?
E.M.: Le radici e l’autostima in una persona sono in un rapporto complementare. Il rapporto con le nostre radici è spesso bistrattato ed esse possono rimanere sconosciute. Se questo rapporto non viene approfondito c’è il rischio che la persona non riesca ad essere completamente se stessa. Per questo, conoscere le proprie radici è fondamentale per ritrovare la propria natura. Quando si parla di “radici” non ci si deve riferire esclusivamente alla famiglia, essa è una parte importante delle radici di una persona ma non le esaurisce. C’è anche un’altra parte, non meno importante, che afferisce alla nostra “vocazione personale” che può anche non coincidere con quello che ci viene dato dalla nostra famiglia. Nel momento in cui avviene il riconoscimento di questa parte altrettanto fondamentale si realizza un accrescimento dell’autostima.

M.G.: Il libro ha almeno due chiavi di lettura, come fiaba per i bambini e come spunto di riflessione pedagogica in senso lato per gli adulti. Qual è il messaggio che il libro intende comunicare agli adulti sul mondo dei bambini?
E.M.: L’interpretazione delle fiabe di questo libro è libera. Il messaggio all’adulto è comunque un invito a riscoprire il valore di quello che gli piaceva fare da bambino. E’ importante porsi la domanda “che cosa mi piaceva fare da bambino?” e aspettare che la risposta arrivi tenendo conto che essa è tutt’altro che scontata. Pertanto, gli adulti possono leggere il libro con gli occhi di un fanciullo per recuperare il fanciullo che è dentro di loro. Tutti noi abbiamo un bambino interiore, recuperarlo significa riacquisire i nostri valori e ritrovare quella vocazione personale che costituisce una parte essenziale delle nostre radici e riempie di significato la “ricerca di senso” che ciascuno porta con sé.

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Redazione Proposte UILS