Trattato del Quirinale, Europa verso un nuovo equilibrio?

Trattato del Quirinale, Europa verso un nuovo equilibrio?

I rapporti tra Italia e Francia sono storicamente connotati da oscillazioni tra i sentimenti di reciproca stima e ammirazione e la malcelata rivalità nei settori che entrambi considerano strategici.

Il 1° febbraio scorso è entrato in vigore il “Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata”. È il c.d. Trattato del Quirinale così chiamato perché firmato a Roma, nel Palazzo del Quirinale, il 26 novembre 2021, dopo una lunga gestazione iniziata in seguito al vertice italo-francese di Lione del 27 settembre 2017. Sin dalla firma dell’accordo – il cui testo fu predisposto da un gruppo di sei “Saggi”, tre francesi e tre italiani-, l’opinione pubblica italiana manifestò delle perplessità. In primo luogo perché il Parlamento era stato tenuto all’oscuro della fase preparatoria del Trattato; in secondo luogo perché non era chiaro il significato di una collaborazione strutturata in ampi settori pubblicistici ed economici, ulteriore rispetto alla governance multilivello già esistente stabilita dai Trattati Europei e dagli altri Trattati internazionali validi ed efficaci tra le parti. Per dissipare questi dubbi occorre esaminare per sommi capi il contenuto del Trattato. Nelle premesse, le parti hanno riconosciuto i loro interessi comuni con particolare riguardo alle aree geografiche rilevanti per entrambi i Paesi.

Il Trattato del Quirinale è la scelta fatta dai due Paesi consapevoli della loro “comunità di destini”, solo la Storia ci saprà dire se esso verrà archiviato alla prima difficoltà o se su di esso sarà edificato un nuovo equilibrio in Europa

  Ciascuno dei primi dieci articoli sviluppa un settore di coordinamento per il quale si prevede un meccanismo più o meno profondo di partecipazione istituzionale reciproca al fine di affrontare le questioni raggiungendo una posizione comune. Spiccano in particolare la reciproca consultazione sulle questioni trattate dall’Unione Europea e dalla Alleanza Atlantica (NATO); l’istituzione di un foro di consultazione tra Ministeri competenti in materia di politiche migratorie e giustizia con la programmazione di incontri tra le forze dell’ordine; l’istituzione di un Forum annuale tra i Ministeri nelle materie della cooperazione economica, industriale e digitale, oltre allo scambio di funzionari; l’organizzazione di consultazioni nelle materie di sviluppo sociale e ambientale; un Comitato di cooperazione frontaliera annuale presieduto dai ministri competenti in materia di cooperazione frontaliera; l’assunzione di un impegno reciproco a sostenere il sistema agro-alimentare e, altresì, a promuovere, sia nell’Unione Europea che nei Paesi terzi, le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche registrate nell’Unione Europea. A chiusura dell’intero sistema, l’art. 11 ne organizza l’architettura istituendo un Comitato strategico composto da Segretari Generali dei Ministeri degli Affari Esteri con il compito di realizzare un programma di lavoro concordato e prevedendo altresì la partecipazione trimestrale ed alternata di un membro di governo al Consiglio dei Ministri dell’altro Paese, oltre agli strumenti per la verifica dell’attuazione del Trattato.
Come ognuno può vedere tutte le materie menzionate afferiscono a temi di grande attualità. Gli interessi italiani e francesi vengono definiti dai maggiori analisti “complementari e concorrenti”, ciò deriva dal fatto che le due nazioni si proiettano in aree economiche e geografiche che sono, rispettivamente, affini e quasi coincidenti. Pertanto, a causa della specificità delle rispettive caratteristiche i due Paesi entrano spesso in competizione per far prevalere ciascuna il proprio approccio rispetto al problema che la investe.
È bene ricordare che l’Italia ha avuto e continua ad avere una serie di dossier aperti ed in continua evoluzione con la Francia. Si va dalla annosa e mai risolta questione dell’accoglienza dei migranti che giungono via mare, rispetto alla quale l’Italia lamenta una cattiva gestione al livello europeo chiudendo i propri porti e ricevendo per risposta dalla Francia la chiusura delle proprie frontiere al confine, sino a giungere alle strategie messe in campo dalla Francia per la gestione della ricostruzione della Libia post Gheddafi, che hanno dato luogo a notevoli divergenze con il nostro Paese. Vi sono poi le questioni economiche: il blocco dell’acquisizione dei Chantiers de Atlantide da parte di Fincantieri da parte dell’Eliseo, la scalata del gruppo Vivendi verso Tim e Mediaset ritenuta ostile dall’Agcom (ma ritenuta lecita dalla Corte di Giustizia Europea). Inoltre, in Italia si è guardato con preoccupazione all’acquisto di numerose banche ed imprese assicurative, marchi alimentari e del lusso negli ultimi anni da parte delle compagnie francesi, oltre alla rivalità tra ENI e TOTAL nel Nord-Africa che sconfina nel campo geopolitico. D’altra parte, vi è chi ravvisa in questi episodi il libero giuoco del mercato con i suoi incidenti di percorso, evidenziando la crescita dei c.d. “partenariati italo-francesi” tra cui spiccano StMicroelectronics, EssilorLuxottica e ovviamente Stellantis. In ogni caso, la firma del Trattato del Quirinale mira a stabilizzare i rapporti italo-francesi sull’assunto, oggi prevalente, che le grandi sfide globali debbano essere affrontate e risolte mediante una gestione condivisa con l’integrazione degli strumenti economici e diplomatici su un piano sovranazionale. Per la stessa ragione e con le stesse finalità tra Francia e Germania esiste sin dal 1963 un Trattato speculare a quello di cui si parla, che è stato rinnovato nel 2019 (Trattato di Aquisgrana). In conclusione, il Trattato del Quirinale ambisce ad essere per l’Italia lo strumento all’avanguardia con il quale trovare oltre le Alpi le necessarie convergenze sui temi dell’economia, della difesa, della sicurezza, della politica migratoria. In quest’ottica, esso deve essere considerato altrettanto fondamentale anche per la salute dell’Europa che, mai come ora, ha necessità di riequilibrare i propri assetti interni e ritrovare una prospettiva politica ed economica smarrita dopo il collasso della Grecia e l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

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Redazione Proposte UILS