Gli invisibili del vaccino, gli stranieri che non hanno il diritto alla salute

Gli invisibili del vaccino, gli stranieri che non hanno il diritto alla salute

La campagna vaccinale rappresenta indubbiamente un rimedio efficace alla situazione pandemica. Dopo aver immunizzato le persone fragili e via via le varie fasce d’età, si è arrivati alla vaccinazione dei più giovani. Se da un lato si iniziano a vedere i primi risultati, dall’altro però non dobbiamo ignorare i vari ostacoli che la campagna vaccinale ha avuto. Scarso approvvigionamento di dosi, il primo blocco di AstraZeneca a marzo e la successiva confusione creata con gli openday, sono solo alcune delle difficoltà che il Generale Figliuolo ha dovuto affrontare.

Un’altra questione riguarda il vaccino per gli stranieri in Italia. Si tratta degli invisibili del vaccino, coloro che hanno per legge il diritto di vaccinarsi ma che per questioni burocratiche non riescono a prenotarsi.

Il vaccino per gli stranieri e l’impegno dell’associazione Naga

Abbiamo voluto approfondire la problematica con Sabina Alasia, presidentessa di Naga, associazione di volontariato fondata nel 1987 e operante a Milano. Il Naga si occupa di assistenza legale, sociale e sanitaria a persone straniere. Il loro ambulatorio è dedicato ai cittadini senza permesso di soggiorno, ovvero coloro che non possono iscriversi al sistema sanitario nazionale. La presidentessa ci ha spiegato: «Il nostro scopo è quello di intervenire sulle mancanze, non nell’ ottica di sostituirsi all’ ente pubblico ma di sollecitare affinché i diritti siano garantiti. La salute è un diritto universale e deve essere garantito».

Vaccino per gli stranieri, le iniziative dell’associazione Naga

Lavorando a Milano, Sabina Alasia ci descrive la situazione che c’è in Lombardia riguardo la problematica dei vaccini alle persone straniere. Il focus è sulla regione lombarda, ma le stesse condizioni possono essere estese a tutto il territorio nazionale.

Presidentessa, ci può spiegare quali sono state le tappe dell’iter e gli ostacoli dei vaccini per gli stranieri? L’associazione Naga in che modo è intervenuta?

Gli Inizi

«A gennaio quando la campagna vaccinale è partita, per prenotarsi era necessario codice fiscale e tessera sanitaria. Molti stranieri non sono in possesso di questi documenti. Abbiamo, quindi, scritto alla regione Lombardia chiedendo quali sarebbero state le indicazioni per le persone che non hanno né la tessera sanitaria né il codice fiscale. A questa lettera non abbiamo ricevuto risposta. Successivamente, abbiamo inviato un’altra missiva, ma senza risposta.

All’inizio, dato che la campagna vaccinale era rivolta a persone anziane o con patologie, la platea dei soggetti che noi come associazione incontriamo non era elevata, i nostri pazienti, infatti, sono persone giovani o senza particolari patologie, il problema, quindi, non si era posto con urgenza. Per di più, le persone senza documenti ma con, ad esempio, patologie croniche o che erano già in carico o seguiti dagli ospedali, sono stati convocati dalle stesse cliniche. Poi, però, la questione è diventata più sentita quando la campagna vaccinale ha incluso fasce d’età più giovani, qui, infatti, ci sono più persone senza documenti. Il problema è l’impossibilità di prenotarsi».

Poche iniziative e scarsi risultati

«A fine maggio c’è stata una seduta della commissione sanità della regione Lombardia, a seguito della quale è stato detto che all’inizio di giugno sarebbe partita la campagna vaccinale anche per le persone senza permesso di soggiorno [e di conseguenza senza tessera sanitaria e codice fiscale n.d.r.], a cui però non hanno fatto seguito molte indicazioni pratiche. Ad oggi di fatto sono state incluse solamente alcune e poche categorie».

L’arrivo del Generale Figliuolo

«Poco prima della commissione salute era stata emanata una circolare dal Generale Figliuolo dedicata espressamente alle persone presenti in Italia ma senza iscrizione al servizio sanitario nazionale. Il problema di questa ordinanza è che tra le categorie figuravano, ad esempio, i cittadini italiani presenti in Italia ma iscritti all’A.I.R. E [anagrafe italiana residenti esteri n.d.r.] e quindi non iscritti al sistema nazionale, oppure persone di organizzazioni internazionali, diplomatici, in sostanza una fascia di popolazione abbastanza ridotta, inoltre, non si faceva nessun cenno ai cittadini stranieri.

Abbiamo scritto al Generale Figliuolo chiedendo “le altre categorie cosa dovrebbero fare?”, la risposta è stata “Abbiamo inoltrato ai ministeri competenti”. Noi ci troviamo senza risposte. Come fare? Cosa rispondere a tutte le persone che ci stanno scrivendo e domandando per il vaccino? Noi dobbiamo rispondere non lo sappiamo!

All’inizio di giugno i portali sono stati adattati per accettare le categorie che rientravano nella circolare. Si è iniziato ad accettare persone con il codice fiscale ma senza tessera sanitaria. Al momento della prenotazione si chiede anche il numero di tessera sanitaria. Ora, invece, se si ha il codice fiscale ma non la tessera sanitaria si viene accettati. Rimangono fuori, però, tutte quelle persone che il codice fiscale non ce l’hanno».

Gli esclusi dal vaccino

Quali sono le categorie di persone che rimangono escluse dalla vaccinazione a causa dell’assenza di documenti?

«L’impedimento è il non essere iscritti al sistema sanitario nazionale. Solo con il permesso di soggiorno è possibile iscriversi. Gli esclusi sono le persone presenti in Italia ma senza documenti. A questa categoria fanno parte gli stranieri di recente arrivo che non hanno fatto domanda di asilo, oppure, persone che dopo anni di regolarità con la crisi pandemica o per altri motivi hanno perso il lavoro e di conseguenza hanno perso anche il permesso di soggiorno, che significa perdere anche la tessera sanitaria».

Altre categorie escluse

«Altre categorie che hanno problemi con i documenti sono le persone che non hanno una residenza, ad esempio i rom. Ci sono le persone nel “limbo”, ovvero coloro che hanno fatto domanda di sanatoria e attendono o aspettano il rinnovo del permesso. Altri casi sono dovuti alla proroga del permesso di soggiorno fatta durante il lockdown, a cui, però, non è corrisposto un aggiornamento della tessera sanitaria. Bisogna fare chiarezza quando si parla di persone senza fissa dimora e persone senza documenti.

Si fa una sovrapposizione tra le due tipologie, ma è sbagliato. Ci sono tanti cittadini stranieri senza permesso di soggiorno che non vivono in strada, persone che, ad esempio, sono impiegati come badanti, anche in nero; oppure persone che si trovano in una situazione di irregolarità ma che vivono con familiari o amici che hanno il permesso di soggiorno.

Le situazioni sono molte, focalizzare gli sforzi solo sulle persone senza fissa dimora è limitante, è sicuramente importante intervenire, perché essere senza fissa dimora spesso significa essere senza tessera sanitaria, quindi è bene coinvolgere queste persone, ma ci sono persone che non vivono in strada ma che non hanno documenti».

Le leggi che garantiscono il diritto al vaccino per gli stranieri

Il problema sono i documenti ma questo problema non dovrebbe nemmeno porsi in quanto per ricevere cure non è necessario presentare i documenti. Come ci ricorda Sabina Alasia, oltre alla Costituzione, sono ben due i testi in cui si ribadisce il diritto alla salute e in modo particolare ai vaccini.

Testo unico sull’immigrazione

Il primo è di tipo legislativo ed è il Testo unico sull’immigrazione il cui articolo 35 è dedicato all’assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale. Nel dettaglio al comma 3 si legge: «Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presìdi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare garantiti: […] c) le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni».

Le indicazioni dell’AIFA

L’altro testo si trova sul sito dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), dove tra le FAQ alla domanda «Chi ha diritto alla vaccinazione?» la risposta è: «Tutte le persone residenti o comunque presenti sul territorio italiano con o senza permesso di soggiorno o documenti di identità, inclusi i possessori del codice STP (Stranieri Temporaneamente Presenti) o ENI (Europeo Non Iscritto), i detentori del Codice Fiscale numerico o quanti ne sono privi, i possessori di tessera sanitaria scaduta e che rientrano nelle categorie periodicamente aggiornate dal Piano Vaccinale».

La legge c’è ma non è rispettata

Seguendo il predicato dei due testi, ipoteticamente, uno straniero che sbarca oggi a Lampedusa, domani potrebbe ricevere il vaccino?

«Potenzialmente dovrebbe funzionare così. È stata anche sollevata la questione di persone richiedenti asilo che vivono in strutture collettive dove la diffusione del virus può essere favorita. Qui sarebbe opportuno intervenire rapidamente con la vaccinazione. È grave da parte delle istituzioni non aver contemplato da subito come fare. Pur ipotizzando che tutto si sblocchi, stiamo parlando di un ritardo di più di 6 mesi».

vaccino per gli stranieri

Novità e soluzioni

Alcuni sviluppi

Ci sono stati dei miglioramenti o si è cercato di porre rimedio?

«A inizio giugno alcune organizzazioni o associazioni hanno pianificato delle vaccinazioni rivolte alle persone con le quali erano in contatto, come ad esempio soggetti che precedentemente si erano rivolte a quell’associazione. Si è trattato di un’iniziativa una tantum che ha coinvolto stranieri, italiani e senza fissa dimora. La regione Lombardia vuole coinvolgere le associazioni per rintracciare e poi vaccinare le persone in contatto con le varie organizzazioni. Questo metodo, però, ha dei limiti, in quanto molte persone non si rivolgono alle associazioni.

Il Naga è contrario ad essere una sorta di centro vaccinale, sia per dei limiti logistici, sia per una questione di principio. Crediamo, infatti, nel concetto di non sostituirci, è compito dello Stato occuparsi della salute pubblica, è compito delle Regioni attivarsi per far sì che queste persone siano vaccinate. È necessario fare una campagna informativa una volta che verrà stabilito se e come ci si potrà vaccinare. Con informazioni chiare, in lingua, in modo tale che chi non ha mai sentito nominare in vita sua un’associazione possa essere raggiunto da queste informazioni.

Tra le ultime notizie, dovrebbero aprire la possibilità di prenotarsi alle persone che hanno il codice STP [straniero temporaneamente presente- n.d.r.] che è una sorta di codice fiscale che viene rilasciato dagli ospedali quando una persona irregolare ha bisogno di cure. Va bene, ma riguarda una piccola parte. Inoltre, il codice STP ha una validità di 6 mesi, quindi sono esclusi coloro che non lo hanno rinnovato perché, ad esempio, non ne hanno avuto bisogno».

Come risolvere il problema dei vaccini per gli stranieri

Quali possono essere le soluzioni?

«Dovrebbe essere aperta la possibilità di prenotarsi a tutte quelle persone che hanno fatto richiesta di emersione con la sanatoria della scorsa estate, che sta avendo tempi lunghi per l’esamina delle richieste. Si tratta di persone in un “limbo” perché non sono formalmente irregolari, sono in attesa di conoscere l’esito della loro domanda, a loro viene rilasciata un codice fiscale e una tessera sanitaria provvisoria.

Il meccanismo degli open day potrebbe rappresentare una soluzione per il metodo. Nel momento in cui la registrazione viene fatta all’atto della vaccinazione, magari è sufficiente portare un qualsiasi documento di riconoscimento. Permettere l’iscrizione al servizio sanitario anche a chi non ha i documenti è l’utopia. È auspicabile che tutte le persone presenti sul territorio abbiano accesso al sistema sanitario nazionale come lo hanno i cittadini italiani. Questo però non possibile in tempi rapidi e coerenti con la situazione dei vaccini che richiede risposte immediate».

In una situazione in cui l’obiettivo è immunizzare il maggior numero di persone possibili, non ci possiamo permettere di escludere gli stranieri perché non sono in possesso di documenti e quindi per meri problemi burocratici. Sono state fatte numerose iniziative per velocizzare la campagna di vaccinazione, ad esempio i vaccini nelle aziende. Ora, bisogna risolvere il problema del vaccino per gli stranieri. Il diritto alla salute della comunità passa anche attraverso il diritto alla salute del singolo, anche se irregolare.

Condividi:

Alessia Pina Alimonti