La rivoluzione verde e la transizione ecologica prevista dal PNRR

La rivoluzione verde e la transizione ecologica prevista dal PNRR

 

Nell’area funzionale dei rapporti del Governo con le istituzioni dell’Unione europea interviene il Dipartimento per le politiche europee, dal cui sito ufficiale è possibile comprendere cosa sia il PNRR. Acronimo di “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, è il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU (NGEU), lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19.

Il Comitato Tecnico di Valutazione (CTV), presieduto dal Ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, e alla presenza dei rappresentanti dei ministeri, dal 15 ottobre 2020 ha cominciato a presentare dei progetti preliminari di quel che sarà il Piano definitivo. Il termine ultimo per presentarlo a Bruxelles è il 30 aprile 2021.

Nella bozza, da 172 pagine, del PNRR si legge che secondo le conclusioni del Consiglio europeo, l’insieme dei fondi compresi nel Quadro Finanziario Pluriennale e nel Next Generation EU, mette a disposizione dell’Italia circa 309 miliardi di euro nel periodo 2021-2029.

Per quanto riguarda il Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF), che finanzia il Piano, il nostro Paese potrà accedere a circa 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti. Complessivamente la cifra ammonta a 193 miliardi che il Governo intende utilizzare appieno nel periodo 2021-29.

Il Piano ha la finalità di rilanciare il Paese perseguendo obiettivi di policy e interventi connessi a tre assi strategici quali la transizione ecologica, la digitalizzazione e l’innovazione e l’inclusione sociale.

Affinché si possano vincere queste sfide, sarà indispensabile una forte collaborazione tra pubblico e privato.

Con la prima linea strategica citata l’Italia diviene protagonista del Green Deal europeo, sarà dunque inderogabile la riduzione drastica delle emissioni di gas clima-alternanti, in linea

anche con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi ma non solo, la Presidente Ursula Von der Leyen ha indicato altri obiettivi nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione. Tra questi compare la riduzione delle emissioni inquinanti; l’aumento dei posti di lavoro nell’economia verde; il miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili e il sostenere e innescare i processi industriali della transizione verde. La quota prevista da vincolare a tali interventi green non sarà inferiore al 37% del totale degli stanziamenti del RRF.

La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Per avviarla non ci si limiterà a quanto analizzato nelle righe precedenti ma occorrerà migliorare l’efficienza energetica nell’uso delle materie prime delle filiere produttive, degli insediamenti civili, degli edifici pubblici, della qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne e marine.

NGEU si presenta, in teoria, non solo come un progetto economico e ambientale, a riguardo, gli investimenti concerneranno anche quel che definiamo con l’appellativo “bellezza” del Paese allo scopo di consolidare la capacità di attrazione di flussi turistici e le potenzialità dell’enorme patrimonio storico, culturale e naturale. Ma, è un progetto culturale europeo che qualifica gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo.

Nell’ambito di una società a forte vocazione industriale si tenterà, di contro, di aggiungere nuovi ambiti al sistema produttivo tramite la riconversione ecologica che può e deve rappresentare un terreno di nuova competitività. Ciò sarà possibile mediante gli investimenti nell’agricoltura sostenibile e di precisione, e nell’economia circolare, a partire dal Mezzogiorno, permettendo di conseguire una maggiore armonia con la natura. Gli investimenti su quest’ultima economia intervengono su un processo volto a produrre materie prime secondarie da materiali di scarto per rendere la nostra penisola meno dipendente dall’approvvigionamento di materie prime e conseguentemente più forte e competitiva sui mercati internazionali

A tal fine risulta inoltre strategico il sistema agricolo e forestale, che attraverso il presidio e la gestione sostenibile del territorio nazionale, è in grado di assorbire una significativa quota delle emissioni di gas climalteranti del sistema Paese, come evidenziato dallo European Green Deal.

Il Green Deal europeo costituisce un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica nel vecchio continente, entro il 2050 e la riduzione delle emissioni di CO2 e gas clima alteranti, pari ad almeno il 55% entro il 2030. Pertanto, se pur l’Italia ha registrato notevoli progressi nel miglioramento dell’efficienza energetica, nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’aumento della quota di energia soddisfatta con fonti rinnovabili, intensificherà il proprio impegno per adempiere i nuovi e più ambiziosi obiettivi di tale accordo.

La missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” concretizzerà, di conseguenza, gli investimenti su diverse linee progettuali per un ammontare complessivo di risorse pari a 68,9 miliardi di euro. Linee che verranno chiarite in relazione alle concrete iniziative di investimento in coerenza con la strategia nazionale complessiva in corso di definizione per alcuni aspetti e alla capacità di raggiungere con efficacia ed efficienza gli obiettivi PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’energia e il clima).

Specifiche riforme normative accompagneranno le azioni di cui sopra e saranno volte al raggiungimento della agognata svolta ecologica. Tra queste troviamo “Circolarità e tracciabilità” che consisterà nell’attuazione del piano d’azione europeo per l’economia circolare e per regolare l’organizzazione e il funzionamento del sistema di tracciabilità dei rifiuti.

L’auspicio è che questi lodevoli presupposti, ancora solo concetti, vengano poi attuati in pratica per il bene del Pianeta che ci ospita. Pianeta che l’astronauta Paolo Nespoli ha definito come una nave in viaggio nell’universo. Tutti noi siamo i suoi marinai ma la stiamo tartassando pesantemente “perché guardiamo il nostro orticello, non ci rendiamo conto che abbiamo innanzitutto un’influenza globale e totale. Dall’altro lato usiamo le risorse come se fossero infinite”.

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Giulia Lupoli